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«Paolo Borsellino non è solo un eroe nazionale: è un’Istituzione al pari della bandiera tricolore. È un uomo che ha formato la vita di generazioni di italiani che hanno raccolto il suo insegnamento: “Se la gioventù le negherà il consenso anche l’onnipotente mafia scomparirà come un incubo”. A lui non dobbiamo solo un ricordo ma 26 anni di verità. Perché fa male leggere le motivazioni della Corte d’Appello di Caltanissetta che sulla Strage di via D’Amelio confermano che c’è stato uno dei più grandi depistaggi della storia giudiziaria italiana. Fa male leggere le 13 domande senza risposta di Fiammetta Borsellino e fa male non sapere ancora oggi le ragioni per le quali, tra la strage di Capaci e quella di via D’Amelio, lo Stato non difese l’uomo simbolo della lotta alla mafia. Mi onoro di militare nelle file di quella destra italiana che il 19 maggio del 1992 propose e votò Paolo Borsellino come Presidente della Repubblica. Lo fece in splendida e incomprensibile solitudine, mentre altri preferirono votare Scalfaro. Sarebbe stata un’Italia diversa, sarebbe stata un’Italia migliore: sarebbe stata la nostra Italia».

Lo ha detto in Aula a Montecitorio il deputato di Fratelli d’Italia, Andrea Delmastro Delle Vedove, nel corso della commemorazione del ventiseiesimo anniversario della strage di via D’Amelio.
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