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Si spengono le luci nello stabilimento di Melegatti e su una prestigiosa storia italiana che inizia alla metà dell’800.
Domenico Melegatti è un bambino di Verona che finite le elementari va a lavorare nella pasticceria del padre in  Corso Borsari insieme ai suoi fratelli Angelo e Giuseppe.
Domenico è vivace e irrequieto, impara velocemente dal padre le tecniche di pasticceria ma la ripetitività lo annoia, gli piace inventare. Dopo aver svolto il lavoro che gli viene assegnato sperimenta nuove ricette, prova, sbaglia, riprova.
Nel 1868 a 24 anni partecipa a un concorso dell’Esposizione agricolo-industriale di Verona, organizzata dall’Accademia Agricoltura Commercio e Arti e per i suoi dolci di zucchero vince il primo premio.
Crea nuovi dolci ma anche prodotti come “le ghiaie dell’Adige”, confetti dalla ricetta inedita e le antesignane del dado da cucina che chiama “le caramelle di carne”.
Si dedica poi a inventare un nuovo dolce di Natale partendo dalla ricetta di un dolce tradizionale: la notte della vigilia le contadine attendevano l’alba preparando “il leva’,”un impasto di pane lievitato con uvetta, mandorle e pinoli. Domenico aggiunge più lievito, inserisce le  uova e il burro e elimina gli altri ingredienti.
Inventa uno speciale forno a calore continuo per cuocere questo nuovo dolce al quale da’ una forma particolare con uno stampo metallico a forma di piramide tronca con la base a forma di stella a otto punte.
Per preparare questo dolce occorrono sette cicli di impasto e dieci ore di lievitazione e quindi ambienti ampi e una squadra di pasticceri qualificati.
Domenico allestisce ampi locali, dotati di un efficace sistema di ventilazione e riscaldamento per controllare la temperatura e l’umidità e assume personale qualificato.
Nasce così il Pandoro e ha un tale successo che altri pasticceri veronesi cercano di imitarlo.
 Domenico nel 1894 fa domanda di privativa industriale al Ministero di Agricoltura Industria  e Commercio del Regno d’Italia per rivendicare la paternità del dolce, poi lancia una sfida agli imitatori invitandoli a divulgare la vera ricetta del Pandoro. In palio un premio di mille lire. Nessuno si presenta.
Da quel momento il Pandoro si identifica con il nome Melegatti.
Nel 1914 l’azienda passa a Irma Barbieri, nipote di Domenico, e al marito Virgilio Turco e successivamente ai figli Antonio, Giuseppe e Carolina che si sposa con Ronca.
Da quel momento in poi i Turco e i Ronca condurrano l’azienda.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale l’Italia si trasforma da paese agricolo in una nazione industriale, cresce il reddito e il Pandoro non è più un dolce di lusso, può essere acquistato da tutti.
Negli anni 50 la Casa del Pandoro Melegatti diventa una Srl con un vero stabilimento industriale e negli anni 60 questo dolce inizia a essere venduto nei supermercati.
Nel 1983 la produzione si trasferisce nello stabilimento di S.Giovanni Lupatoto, una località vicino Verona.
La crisi arriva nel 2016 per la concorrenza  di altre aziende e per l’investimento molto oneroso dell’apertura di un nuovo stabilimento vicino Verona a San Martino Buon Albergo destinato alla produzione di dolci per tutto il periodo dell’anno.
L’azienda non riesce a pagare più fornitori e dipendenti e il 29 maggio 2018 il Tribunale di Verona ne dichiara il fallimento.
Tramonta così un’eccellenza italiana che nel mondo era simbolo di Pandoro, di Natale, d’Italia.
Ma anche dopo il fallimento i lavoratori non si arrendono: continuano  a entrare nello stabilimento per andare a girare il lievito madre, la cui conservazione è alla base della produzione del famoso dolce. Tengono vivo il cuore dell’azienda ripetendo un gesto che ha avuto origine nel 1894, quando Domenico Melegatti inventò il pandoro.
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