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“Nell’aprile del 1973 Roma si tingeva di sangue ed iniziava a vedere le prime Vittime di una guerra civile durata vent’anni, in un clima di totale intolleranza, odio e paura. Un tempo in cui “uccidere un fascista non era reato” e dove esprimere una qualunque preferenza politica diventa motivo di timore e pregiudizio; e dove i giovani militanti di partito erano usati come bersaglio mobile nel rito di iniziazione alle Brigate Rosse e a tutti i gruppi sovversivi “antisistema”.

Un tempo che non vogliamo più vivere, per il bene dei nostri ragazzi e per il futuro della nostra Nazione, che deve finalmente ragionare sulla condivisione di memorie e responsabilità, riconoscendole e consegnandole al passato.

Dopo 45 anni senza giustizia, senza risarcimento ai familiari per la morte di Stefano e Virgilio, senza che Lollo e gli altri esecutori materiali del rogo abbiano fatto un solo giorno di galera, uno spiraglio di luce arriva sulla vicenda di Primavalle.

Dopo le congetture, le ricostruzioni ad arte per salvare “i compagni che sbagliano”, le collette a favore degli inquisiti – e non della famiglia Mattei, che aveva perso la casa e soprattutto due figli – e l’ostruzionismo amministrativo prima di riuscire ad intitolare un parco in ricordo di quella notte crudele, nei giorni scorsi su richiesta di Fratelli d’Italia il Municipio XIV ha approvato all’unanimità l’apposizione di una targa commemorativa in via Bibbiena. Un piccolo gesto, in nome del superamento della lotta ideologica degli anni di piombo, accompagnato da uno più grande, quello della presenza di due scuole del quartiere alla cerimonia di commemorazione.

A questo scopo è impareggiabile il lavoro fatto dall’Associazione Mattei, gestita da Giampaolo e Lucia, fratelli di Stefano e Virgilio, che stanno promuovendo sul territorio una mostra permanente su tutte le giovani vite stroncate dal piombo di quegli anni, morti sia “di destra”, che di “sinistra”, se ancora così li vogliamo definire. Una scelta importante, dove il coraggio di perdonare si affianca alla missione morale ed educativa di raccontare alle nuove generazioni quello che accadde senza scelte di parte.

Ci auguriamo che questi passi – forse pochi, ma significativi – rappresentino un punto di inizio e che il ricordo della violenza politica di quegli anni non si riduca ad un singolo ed episodico progetto del MIUR, ma possa trovare spazio nei libri di scuola senza faziosità.

Lo dobbiamo a Roma e ai tanti ragazzi Vittime di quel clima crudele e disumano.

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