Roma caput mundi, dove le culture si mescolano creando un unicum.
Le tradizioni delle diverse regioni italiane, ricchezza inestimabile dell’Italia, a Roma si fondono con la città stessa, tanto che diviene difficile ritrovare le radici di ognuna di esse. La città eterna ha offerto alle popolazioni delle diverse parti d’Italia la possibilità di affermare le arti della loro tradizione locale e in cambio si è arricchita dei mestieri e della storia della loro terra.
Qualche settimana fa, ho incontrato Stefano Tozzi, consigliere di Fratelli d’Italia del I municipio di Roma. Durante la nostra chiacchierata mi ha detto di aver scritto un libro sull’importante presenza dei Lunigianesi, nella nostra città: “Lunigianesi a Roma”. Stefano ha origini lunigianesi, la sua famiglia proviene da Succisa, una cittadina che prende il nome dal passo della Cisa e mi ha raccontato che dalla terra di Lunigiana, crocevia tra Toscana, Liguria e Emilia, vi è stata un’importante migrazione a Roma: arrivarono dapprima personaggi illustri, provenienti dalle classi più colte e elevate e successivamente, dopo l’Unita’ d’Italia, vi giunsero Lunigianesi in cerca di condizioni di vita migliori.
Con la prima ondata migratoria arriva dalla Lunigiana, tra gli altri, Tommaso Parentuccelli che nel 1447 diventerà Papa Niccolò V. Arrivano anche Nicodemo Trincardini da Pontremoli che si affermerà come importante scrittore; Agostino Molari, di Fivizzano che assumerà il ruolo di commendatore del complesso monumentale di Santo Spirito in Sassia; Francesco Paoli, nel 1687, da Argigliano di Casola che diventerà Beato Angelo Paoli, fondatore a Roma della prima associazione di beneficienza antesignana dell’odierna Caritas. Beato Angelo Paoli istituì anche la via crucis, l’evento più importante della Pasqua in Italia. Nel 1871 Roma diviene Capitale d’Italia e l’incredibile sviluppo edilizio e urbanistico che ne consegue fa aumentare la popolazione da 240.000 abitanti a un milione. Vengono costruiti interi quartieri: l’Esquilino, Testaccio, Prati.
Dalla Lunigiana e soprattutto da Succisa arrivano commercianti esperti nelle vendite porta a porta di burro e formaggi. Questa nuova forma di commercio ha subito successo e presto si passa alla vendita su strada: la famiglia Corradini, venduta l’attività di smercio all’ingrosso, presso la quale si rifornivano i succisani, apre un negozio in via Daniele Manin 41. Nasce così la ditta Succisa srl che diventa un punto di riferimento nella Capitale per comprare burro, formaggi e alimenti di qualità. I clienti fuori dal negozio formano file in attesa di entrare e acquistare i prodotti di Succisa che arriva a vendere 8 mila forme di parmigiano all’anno.
Nel 1982 la ditta riceve una targa dal Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano di Reggio Emilia “per competenza e professionalità nella presentazione e nella vendita del classico prodotto”. Ma i succisani si distinguono anche per la vendita della famosa biancheria di Firenze che i romani più facoltosi acquistano per i corredi delle loro famiglie. Nel 1973 il Campidoglio conferisce ai succisani la medaglia d’oro come “Omaggio al senso della Comunità”. Tra i lunigianesi diventati noti a Roma tutti ricordano Dino Viola, celebre presidente della A.S. Roma che in undici anni di presidenza cambia le sorti della squadra capitolina, rendendola fortissima e stimata in tutta Europa. Viola è anche l’artefice del progetto del complesso di Trigoria.
Il legame secolare tra la Lunigiana e Roma continua a essere ancora oggi forte e significativo. Attualmente Maurizio Mannoni, giornalista della Rai, Giovanni Canesi, editore e corrispondente esterno della Rai e Gioia Marzocchi, giornalista di SKY sono lunigianesi che hanno scelto Roma come seconda casa. Da come mi ha raccontato l’epopea dell’emigrazione lunigianese capisco che Stefano, sebbene viva da sempre a Roma, ha lasciato il cuore a Succisa.
Prima di salutarmi mi dice: “Ogni estate i succisani tornano al loro paese, per sentire di nuovo il profumo del pane che i loro nonni portarono via da casa, avvolto in un fazzoletto a quadretti, quando decisero di lasciare la loro casa, facendo onore al loro paese e allo straordinario lavoro italiano”.
La Sovrana Bellezza siamo noi.