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Quello che ci rende unici al mondo.

Visito il museo della fanteria di Roma.

In una giornata di sole dell’inverno  romano, sull’erba che profuma di menta e cresce spontanea in questo complesso archeologico che si apre maestoso dietro un cancello, quasi nascosto, su piazza S. Croce in Gerusalemme, guardo l’esposizione di alcuni mezzi dei nostri carristi usati nell’ultimo conflitto mondiale.

Ci sono targhe in memoria dei caduti di El Alamein e della Somalia.

Mi fermo a pensare che ci sono bellissime parole come patria, onore, tradizione, memoria, confine, nazione che attualmente sembra quasi imbarazzante pronunciare. L’opinione comune ci ha condizionato a tal punto che evitiamo di dirle oppure le pronunciamo sottovoce, temendo di sembrare inadatti, nostalgici, reazionari. Le parole sono sostanza e hanno il potere di evocare immagini e concetti, di renderli visibili ai nostri occhi e diffonderli. Quando una parola diviene desueta significa che il concetto che esprime non trova più collocazione nel presente.

Se poi diventa imbarazzante vuol dire che quel concetto è un disvalore. Sembra quindi che queste idee non trovino più spazio nel sentire comune, che siano diventate inutili, ingombranti, sconvenienti. Eppure quelle parole evocano i concetti su cui si fonda la nostra identità. Senza patria siamo esuli, una condizione di punizione, di esclusione, come ci insegna la Storia.

Senza onore non abbiamo dignità, né valore. Senza tradizioni perdiamo la nostra storia, la cultura che ci caratterizza. Senza memoria perdiamo le nostre radici e l’eredità che i nostri avi ci hanno lasciato. Senza confini non abbiamo più difese e diventiamo terra di tutti e quindi di nessuno. Senza Nazione non abbiamo più una terra alla quale appartenere.

Queste parole ci ricordano ciò che siamo stati e da dove veniamo.

Se dunque le parole sono sostanza per salvare la nostra identità dobbiamo ricominciare a pronunciarle con orgoglio, infrangere gli argini del pensiero corrente e rimettere in circolo ciò che, nonostante i difetti della nostra italianità, la nostra incapacità di rispettare e far rispettare le regole, la carenza di senso civico, nonostante l’incapacità di fare squadra e tutte le altre mancanze che ci caratterizzano, rende gli italiani geniali e inimitabili, unici al mondo.

La Sovrana Bellezza siamo noi.

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