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Ho aspettato che passasse l’anniversario per rispetto dei parenti delle vittime e per non finire nella grancassa delle dichiarazioni ufficiali dense di retorica e ipocrisia.

 

La strage di Bologna è una ferita ancora aperta nella coscienza nazionale e per questa ragione, oggi 3 Agosto, sono qui a chiedere che venga rispettata l’urgenza di verità sulla strage di Bologna e lo faccio, non come esponente di una parte politica, ma come ex consulente della Commissione Mitrokhin e prima ancora come collaboratore in Commissione Stragi del compianto Enzo Fragalà, avendo seguito tutte le audizioni e letto tutte le carte arrivate in Commissione anche grazie al lavoro dal consulente e giornalista Giampaolo Pellizzaro che su Bologna fece un ‘ottimo lavoro insieme a Fragalà e Raisi. 
 
Da quelle carte, già in quegli anni, emerse la presenza di uomini di Carlos “lo Sciacallo” a Bologna e la nolontà degli apparati di Polizia, da subito, di seguire quella pista segnalata anche dai servizi tedeschi ma, anzi, la frenesia di denunciare la strage “nera” . 
 
Alla luce di quanto rivelato- grazie allo scoop di Gianmarco Chiocci e del Tempo- circa le carte del Colonnello Giovannone che risulterebbero inspiegabilmente ancora secretate nonostante la propaganda renziana sugli archivi trasparenti, si consoliderebbe in maniera inequivocabile, la pista palestinese attraverso la rete Separat di Carlos: una forma di terrorismo “interinale” per punire l’Italia che si era permessa di non rispettare il “Lodo Moro”  con i palestinesi. 
 
Tutte tessere di un mosaico ormai chiarissimo ed evidente,  confermato in passato da Francesco Cossiga proprio in Commissione Stragi e in altre occasioni che dichiarò di essersi sbagliato sulla matrice della strage. 
 
Con le nuove rilevanze la strage di Bologna sarebbe stata la rappresaglia dell’ala estremista del FPLP per l’arresto del loro responsabile militare, Abu Anzeh Saleh, e dei tre autonomi italiani che trasportavano i lanciamissili sovietici per conto dei palestinesi. Da quanto apparso sui giornali Stefano Giovannone avvisò gli apparati dello Stato di questo pericolo e i suoi report hanno una micidiale concordanza di tempi con la strage. Il Sisde si attivò proprio su indicazione di questa minaccia. Poi la strage. 
 
L’urgenza di verità è assoluta. Lo dobbiamo alle vittime innocenti della Strage, a chi è stato ingiustamente condannato per essa e a chi, come Enzo  Fragalà, si è battuto sempre per la verità documentata e non per quella processuale di comodo senza mandanti e senza movente. 
 
Lancio un appello al Presidente Gentiloni affinché quelle carte vengano desecretate e messe subito a disposizione della magistratura per arrivare finalmente ad una verità storica e giudiziaria condivisa. 
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