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“Il governo non faccia come Ponzio Pilato e non liquidi la vicenda Alitalia come fosse questione tra privati. L’interesse della copertura, non solo commerciale ed economica, del nostro spazio aereo appartiene agli italiani. Se una Nazione con 60 milioni di cittadini, fondata su turismo, relazioni internazionali ed esportazioni non riesce a tenere in attivo il bilancio di una compagnia area di bandiera, c’è materia per le Procure, non per gli economisti”.  È quanto scrive on line  il capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Fabio Rampelli alla Camera dei deputati in  un editoriale pubblicato sul  Secolo d’Italia.

 “Perché – aggiunge Rampelli – fior fiore di presunti manager ha ceduto le tratte intercontinentali più remunerative e in favore di chi? Perché hanno fatto fallire Alitalia Maintentance Systems, azienda con un disavanzo irrisorio, macchinari e operai specializzati all’avanguardia, costi di manodopera inferiori del 25-30% e un potenziale di crescita gigantesco? Perché hanno acquistato carburante a prezzi stratosferici e sottoscritto le peggiori condizioni leasing fra tutte le compagnie occidentali per l’acquisto dei velivoli? Perché ha in dotazione una flotta aerea ridicola,  troppo eterogenea e non competitiva? Perché non è stato mai previsto da questi ‘geni’ del trasporto un sistema integrato che facesse interagire alta velocità, trasporto marittimo e trasporto aereo, con pacchetti turistici che usano in tutto il mondo tranne qui? Perché non hanno affrontato di petto il problema drammatico della concorrenza sleale fatta dalle compagnie low cost senza adottare il modello francese di diversificazione degli aeroporti e tollerando che avessero persino aiuti di Stato, senza a sua volta percepirne? Perché ha svenduto ad altri vettori privati i principali slot…”.

“E poi, ancora: qualcuno è in grado di spiegare le ragioni per le quali lo Stato francese è dentro Air France, quello tedesco è dentro Lufthansa, il Regno Unito è dentro British Airwais,  la Spagna in Iberia e lo Stato italiano è fuori da Alitalia, con il governo che non vuole nemmeno considerare l’idea di rientrarvi, anche attraverso le grandi società pubbliche?”.

“Se l’approccio del governo continuasse a essere dogmatico, cioè teso a disinteressarsi delle prospettive e orientato solo a gestire la parte ‘ponte’ verso il passaggio di Alitalia ad altre aziende straniere, se si proseguisse a depistare l’opinione pubblica  generando altri esuberi, dopo due piani di ristrutturazione e 10mila licenziamenti tra il 2008 e il 2014, con un costo della manodopera, ossia dei lavoratori, che incide per un 16% circa nel bilancio finale aziendale, presenteremo noi un esposto alla Procura della Repubblica affinché si indaghi su tutti quei soggetti che hanno impoverito la nostra compagnia di bandiera”.

“Se è accaduto per incapacità – ha concluso Rampelli – devono restituire le milionarie indennità percepite, se accaduto per collaborazione industriale con la concorrenza devono andare in galera!”

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