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I disoccupati diminuiscono perché diventano inoccupati: neppure cercano più…

“I nuovi dati Istat sull’occupazione non equivalgono ai titoli dei giornali. Istat parla infatti di un 57,5% di tasso di occupazione stabile…che cosa vuole dire? Vuol dire che per il restante 42,5% il lavoro non esiste o è precario. E questo primo dato è già di suo piuttosto allarmante: la fotografia attuale, infatti, ci indica che coloro che sono occupati in seno a quel 42,5% possono perdere il lavoro da un momento all’altro (anche reperirlo, certo, ma oggi è sicuramente più probabile perderlo che guadagnarlo).
Il vero dato allarmante (per qualcuno non è così, sulla base, appunto, di alcuni trionfali titoli che ho letto) è si la diminuzione percentuale della “disoccupazione giovanile” (15-24) che cala di -1,7% punti andando al 35,2% (-0,3%) ma è, di fatto, sostituita e superata dall’incremento degli “inattivi” (coloro che non cercano nemmeno più una occupazione poiché scoraggiati) che salendo del +0,4% supera il suddetto decremento del -0,3% (+0,1). Per semplicità: la disoccupazione si sta spostando strutturalmente su persone “inattive” (15-64) le quali sono sempre di più e, poco confortate da come vanno le cose, faticano ad uscire di casa per cercare una occupazione. Ma poi ci fanno passare questo dato come positivo”.

È quanto ha scritto il deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Walter Rizzetto, vicepresidente della commissione Lavoro, sulla sua bacheca Facebook.

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