“Il rapporto sul terrorismo presentato dal presidente Gentiloni e dal ministro Minniti non corrisponde alla realtà dei fatti. Diciamo che la lettura politica che ne dà il governo fornisce un quadro fortemente edulcorato. Non sappiamo se la ‘censura’ dei dati più significativi sia dettata dalla volontà di non creare allarmismo nell’opinione pubblica, già provata, o se serva a coprire le pesanti responsabilità del governo sul mancato oggettivo controllo dei flussi migratori”. È quanto dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale alla Camera dei deputati Fabio Rampelli.
“Intanto, se è vero che la radicalizzazione avviene nelle carceri e attraverso il web- ha aggiunto Rampelli- è altrettanto vero che per andare in carcere ci vuole un reato e quindi, prima di finire in prigione, il recluso si è già posizionato ai bordi della società e fuori dalle regole di convivenza civile”.
“Completamente e irresponsabilmente elusa nel rapporto del governo – ha precisato- è la maggiore fonte di indottrinamento radicale, quello che avviene nelle moschee clandestine e abusive, migliaia in Italia. Vorremmo conoscere inoltre quali studi e percentuali tra gli appartenenti alle comunità islamiche italiane siano stati svolti attraverso sondaggi. Secondo infatti le analisi del King’s College di Londra sono altissime le adesioni alle tesi complottiste anti-Occidentali dei predicatori radicali e oltre il 50% degli intervistati islamici ritiene giusto il ricorso alla violenza contro chi offende, a loro giudizio, il Profeta”.
“Sul fatto poi che l’Islam radicale in Italia sia meno radicale…. sono i fatti a dimostrare il contrario: quasi tutti i responsabili degli attentati in Europa sono passati per l’Italia, hanno organizzato da qui la logistica, hanno i loro fiancheggiatori e restano parcheggiati ricevendo soldi e accoglienza. Le centrali del terrorismo islamico sono radicate sia nel nord che nel Mezzogiorno”.
“In sostanza, cari Gentiloni e Minniti, – ha concluso il capogruppo- dopo i disastri di Renzi occorre responsabilità, l’approccio sociologico e l’ipocrisia buonista hanno fallito, vanno bene per le accademie non per governare processi complessi. Scendete dal piedistallo e andate a farvi un giro tra i cittadini di Cona e Tor Sapienza, avrete quelle informazioni salienti che i vostri esperti a senso unico non potevano dare. Per interesse, per surplus di astrazione o per malafede”.