«Il sì al referendum di Romano Prodi non mi stupisce, perchè segue quel filone dell’establishment italiano, europeo e internazionale che è tutto schierato a favore della riforma costituzionale di Renzi. Stanno con il sì Juncker, la commissione europea, il governo tedesco, le grande banche d’affari, le agenzie di rating. Quindi è normale che Romano Prodi voti sì: questo non è il gioco delle figurine “ce l’ho, mi manca” ma il tema centrale è una riforma costituzionale che comprime il diritto degli italiani di contare. E se fai contare di meno il popolo e i cittadini, a contare di più saranno altri poteri e questo è esattamente il gioco del governo Renzi».
Lo ha detto a Radio Anch’io il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
«Il fine del no è mandare a casa Renzi? Anche se si tratta di un obiettivo assolutamente più che dignitoso il vero tema è che al riforma non raggiunge nessuno degli obiettivi che vengono osannati dal presidente del Consiglio, anzi peggiora la Costituzione. E per noi il peggio non è meglio di niente. Se il Rinnovo del contratto degli Statali avrà influenza sul voto di domenica? Mi auguro proprio di no. Anzi spero proprio che non si pensi di comprare il voto degli statali con il tema del rinnovo del contratto e confido nell’intelligenza degli italiani che su queste cose sono ormai avvezzi – ha spiegato Giorgia Meloni – Questo è un governo che ci parla di una riforma fatta per il cambiamento ma quanto accaduto in campagna elettorale non ha nulla a che fare con il cambiamento, piuttosto sembra un metodo vecchio di fare campagna elettorale. Basti pensare alle lettere che il comitato per il si ha mandato ai diciottenni invitandoli a presentarsi agli incontri per spiegare loro come votare si al referendum e come spendere il buono da 500 euro del governo e che io ho più volte denunciato».