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“A 60 anni dall’incendio nella miniera di carbone di Bois du Cazier ancora si tende a parlare di “sciagura”, nonostante sia palesemente chiaro che Marcinelle fu progettata come una trappola per topi, senza adeguate vie di fuga, senza percorsi organizzati per le emergenze, senza un adeguato sistema di segnalazione tra i cantieri, con strutture interne in legno e quindi infiammabili, e senza che si fosse proceduto nel tempo agli ordinari interventi di manutenzione.

A ciò si aggiunga che Marcinelle fu frutto dello scambio uomini-merce, carbone per braccia, deciso a tavolino tra i due Stati: ogni 1.000 minatori mandati in Belgio sarebbero arrivate in Italia almeno 2500 tonnellate di carbone. Uomini ridotti al rango di cose, e come tali costretti a vivere nelle baracche ricavate dagli ex campi di prigionia tedeschi, con ritmi di lavoro estenuanti e senza adeguate misure di sicurezza. Soprattutto, senza la possibilità di decidere il rientro anticipato in Patria, pena l’arresto.

Viene subito alla mente il confronto con una dolorosa piaga dei giorni nostri, quale quella dei braccianti vessati del caporalato, dove è evidente ed esasperata la sottoposizione dell’operaio a condizioni di lavoro, metodi di sorveglianza e situazioni alloggiative degradanti. Una volta in miniera, ora nei campi.

E’ per questo che ci auguriamo che, dopo l’approvazione al Senato avvenuta nei giorni scorsi, si proceda alla ratifica alla Camera in tempi brevi, affinché una piaga che da troppo tempo si abbatte sulle nostre regioni, non ci regali tragedie simili a quella di Marcinelle.”

Queste le dichiarazioni di Cinzia Pellegrino, Coordinatore Nazionale del Dipartimento Tutela Vittime di FdI-AN, nell’anniversario della morte dei 132 minatori italiani in Belgio.

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