“Appare per lo meno curiosa la decisione della Corte d’Appello di Roma che ieri in aula Occorsio ha definitivamente sancito che ad Ostia la mafia non esiste.
Attendiamo con impazienza le motivazioni della sentenza, che fra qualche mese ci faranno scoprire l’arcano che ha fatto sparire con un colpo di spugna il 416 bis dal Litorale.
Da trent’anni ad oggi, nonostante le ripetute indagini e gli arresti, si è perpetrata la linea dell’infondatezza dell’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso in tutti i processi, a partire da quelli che videro coinvolta la Banda della Magliana.
Come ricordava anche Leonardo Sciascia “la mafia è un’associazione per delinquere, coi fini di illecito arricchimento per i propri associati, che si impone come intermediazione parassitaria, e imposta con mezzi di violenza, tra la proprietà e il lavoro, tra la produzione e il consumo, tra il cittadino e lo Stato”.
Lo stesso Codice Penale la definisce tale “quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici”.
A questo modus agendi, su relazione del Prefetto Gabrielli, sembrava corrispondere l’attività dell’amministrazione lidense – dalla gestione delle spiagge libere di Castel Porziano, di Capocotta e di Ostia al servizio di potatura delle alberature, dalla nuova sede del Gruppo X della Polizia Municipale alla pedonalizzazione del lungomare nell’estate del 2014 – tanto da indurre Mattarella a firmare un decreto per lo scioglimento del X Municipio e negare ai cittadini la possibilità di votare alle Amministrative 2016.
A testimonianza che la mafia non esiste, qualche settimana fa un simpatico burlone ha recapitato una scatola riportante minacce e contenente un fegato e un cuore di un animale ad Angelo Bonelli, esponente dei Verdi impegnato in una battaglia per la riqualificazione delle spiagge.
Ne segue pertanto che, o va riscritto il Codice Penale o è lecito il sospetto che questa sentenza sia il prodromo per riconsiderare in maniera più edulcorata altri processi, e nello specifico quelli afferenti a “Mafia Capitale”.
Queste le dichiarazioni di Cinzia Pellegrino, Referente per Roma Capitale dell’Area Tutela Vittime della Violenza di FdI-AN in merito alla sentenza che vede imputati i clan Fasciani, Spada e Triassi per il controllo economico e gestionale del Litorale.