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L’intervista di Paola di Caro.

«La nostra porta è sempre aperta, ma la campagna elettorale è iniziata. Ormai guardiamo avanti». Giorgia Meloni non crede più a un ripensamento di Silvio Berlusconi. Da Varsavia, dove ha incontri con i rappresentanti dei partiti locali, prende atto che una storia si chiude: «II centrodestra come lo abbiamo conosciuto non esiste più. Ora lavoriamo per costruirne uno nuovo». E dà la sua interpretazione della caotica vicenda romana: «È stata fatta la scelta che aiuta Renzi».

Con la conferma di Bertolaso FI da vita ad un nuovo patto del Nazareno? «Non so se c’è un patto chiaro e dichiarato, ma quello a cui assistiamo è incomprensibile. Non serve un fine lettore della politica per capire che con questa scelta si rischia di aiutare il premier, che teme moltissimo una sconfitta a Roma, roccaforte tradizionale della sinistra, e che per questo cerca in tutti i modi di spostare l’attenzione dalle amministrative concentrandola sul referendum istituzionale».

Berlusconi non appoggiando lei favorirebbe l’approdo di Giachetti al ballottaggio? «Io non credo che la mossa riuscirà, perché con o senza FI tutti i sondaggi fanno prevedere un ballottaggio tra me e la Raggi, visto che gli elettori ormai non si muovono più per logiche di partito e quelli di centrodestra alla fine sceglieranno il voto utile. Ma una cosa è certa: se Berlusconi dovesse aver bisogno di un favore oggi da Renzi, quello che il premier gli chiederebbe in cambio è proprio evitargli la sconfitta a Roma».

Se i rapporti sono questi, ha senso parlare ancora di centrodestra? «È inevitabile che la scelta di FI abbia conseguenze politiche: il centrodestra che conoscevamo non esiste più. Resta ovviamente lo spazio politico per gli elettori di un centrodestra nuovo che andrà ricostruito, a partire da ora».

Quindi nelle altre città al voto non ci saranno accordi? «Non essendoci più un vincolo di coalizione, appoggeremo solo i candidati che ci convincono: Parisi a Milano lo è, Osvaldo Napoli a Torino no».

II «nuovo centrodestra» prevede la destra alla guida e i moderati a rimorchio? «Basta con queste due destre per cui noi siamo i cattivi e poi ci sono i “moderati”… Quelli come Alfano che plaudono alla scelta di Berlusconi e poi governano con la sinistra sono inciucisti, non moderati. Noi non ci faremo rinchiudere nel ghetto, la mia coalizione a Roma sarà ampia ma ha un confine: no a chi ha tradito la volontà degli elettori».

Di tradimento Berlusconi accusa lei e Salvini per aver mollato Bertolaso. «Io su Roma sono sempre stata leale. Ho detto fin dall’inizio che la mia candidatura sarebbe stata l’extrema ratio, e così è stato. Perché Berlusconi avrebbe passato le ultime settimane a interrogarsi su Bertolaso se fosse stato un candidato competitivo? La verità è che non lo è, e a noi interessa vincere per dare un buon governo ai romani. Per noi la parola che conta è quella data agli elettori, che mai abbiamo tradito facendo qualcosa di diverso da quello che avevamo promesso: non so se di FI si possa dire altrettanto, visto il sì alle larghe intese, il Nazareno, la collaborazione sulle riforme…». Delusa da Berlusconi?«Sono rimasta male: per lui, è stato più facile sostenere il governo Letta che un alleato da sempre come me».

L’accusa di FI a lei e Salvini è aver attaccato la leadership di Berlusconi. «Temo abbia cattivi consiglieri che lavorano per isolarlo, e che non stanno facendo il bene del centrodestra. Il tema della leadership è di là da venire, ed evidentemente non è in cima ai miei pensieri se mi candido per governare Roma e le Politiche si terranno tra uno o due anni…».

Se arriverà al ballottaggio, potreste ritrovarvi con Bertolaso, con Marchini? «No, non farò apparentamenti. Se si crede a un’avventura ci si crede dall’inizio, non si lavora per boicottarla e poi si va a cercare uno strapuntino».

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