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Potenziare i servizi educativi in contesto domiciliare per la prima infanzia adeguando la normativa regionale a quella delle regioni più virtuose del Nord Italia. È questo il fine di una mozione, presentata da Paolo Truzzu e Gianni Lampis, Consiglieri regionali di Fratelli d’Italia-An, e sottoscritta da quasi la totalità dei componenti dell’aula di via Roma, sia sia dai consiglieri di centrodestra che appartenenti alla maggioranza di centrosinistra, che si propone in particolare di far fronte alla carenza di asili nido (bambini da 0 a 3 anni) e dare una possibile occupazione alle mamme rimaste senza lavoro in seguito alla maternità o ancora alla ricerca di un impiego.

“La mamma accogliente in particolare – spiega Truzzu – è un servizio effettuato da una mamma che ospita bambini (di norma anche il proprio) di età compresa fra tre mesi e tre anni, presso la propria abitazione, presso l’abitazione delle famiglie interessate o in un luogo appositamente attrezzato messo a disposizione dal Comune, da altri enti pubblici e istituzioni religiose”.

“L’ostacolo principale all’espansione del servizio mamme accoglienti è dato dal numero massimo di bambini ospitabili nelle strutture, oggi limitato a soli 3 piccoli in Sardegna, contro i 6 delle altre Regioni italiane”, aggiunge Lampis. “Un tale incremento non avrebbe alcuna ripercussione sui nidi pubblici e privati, in considerazione dell’esiguità dell’offerta oggi presente sul territorio regionale e per il fatto che il servizio mamme accoglienti fornisce una risposta a bisogni differenti rispetto ai nidi tradizionali”.

Secondo i sostenitori della mozione, dunque, la creazione di una rete capillare di mamme accoglienti sul territorio regionale avrebbe infatti molteplici effetti positivi: garantire la presenza di un servizio socio-educativo per la prima infanzia in gran parte dei comuni isolani (circa il 70% ne sono sprovvisti), compresi quelli delle zone interne, delle aree marginali e di minori dimensioni, offrendo una parziale risposta al progressivo processo di spopolamento; alleggerire le finanze comunali, perché la spesa media per utente che usufruisce di un servizio socio-educativo in strutture non comunali è circa la metà; offrire nuove opportunità occupazionali e di conciliazione dei tempi di vita.

​Cagliari, 25 gennaio 2016​
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