Così, dallo scontro tra il concetto di quelli che oggi chiameremmo “confini nazioni” -ancorché imperiali- ed il profondo sentimento patriottico, nacque l’irredentismo trentino, movimento che vide nel 3 novembre del 1918 il proprio statutario compimento con il sopraggiungere a Trento delle truppe italiane.
Alle ore 15.15 di quel giorno uno squadrone di Cavalleggeri fece la sua entrata nel cuore del nostro capoluogo passando dal ponte sul Fersina. Anche la toponomastica rende omaggio a questo tragitto, divenendo quel varco ciò che tutti noi chiamiamo “Ponte dei Cavalleggeri” e la sua prosecuzione naturale “Via III Novembre”.Uno dei primi simbolici atti fu issare il Tricolore sulla Torre d’Augusto del Castello del Buonconsiglio, dove tutt’ora sventola, luogo dove furono uccisi Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa.
Le truppe non trovarono resistenza ma, anzi, furono accolte dalla cittadinanza festante.
Com’è nostra consuetudine, abbiamo deciso di far risvegliare Trento il 3 novembre in una sorta di deja vu storico, confezionando manualmente delle coccarde tricolori e cucendo 40 metri di tessuto, come avrebbero potuto fare i gruppi di signore che all’epoca prestavano la loro arte sartoriale e la passione patriottica per produrre fiocchi e cimeli in ricordo di questo cruciale momento per il Trentino, allestendo a festa il ponte dei Cavalleggeri.
Lungi dal rinnegare la storia, intreccio di accadimenti e peculiarità che fa della nostra splendida terra di confine un unicum al mondo, abbiamo voluto con questa simbolica azione ricordare che l’identità nazionale è tanto più forte quanto lo sono le radici locali come, del resto, il nostro esser trentini trova la sua dimensione naturale nell’italianità della terra in cui viviamo.
E’ una ricchezza a cui non dobbiamo rinunciare, costruendo artificiose contrapposizioni al sol fine di permettere a qualcuno di metterci l’uno contro l’altro.
Casa nostra è profondamente italiana in quanto trentina.
Buon 3 novembre, connazionali!