fbpx

Difficile da credere che l’assassino di Ismaele munito di coltello gli abbia tagliato la gola, fino quasi a decapitarlo, senza volere realmente ucciderlo, come prontamente dichiarato dal suo legale. L’accanimento, la rabbia usata, la crudeltà con la quale ha eseguito il delitto fanno pensare esattamente al contrario e che si stia cercando di orientare la difesa verso il riconoscimento di una responsabilità inferiore a quella reale. Nulla di nuovo insomma, il solito scenario nel tentativo di ottenere il minimo possibile della pena, con la giustizia italiana a fare da teatro. E’ per questa motivazione che ritengo che in delitti efferati e violenti come questo, il rito abbreviato dovrebbe essere escluso, soprattutto quando la mano assassina è mossa dai futili motivi. Bisogna restituire i valori alle generazione dei più giovani che è lo specchio di questa società troppo permissiva, nella quale nessuno è responsabile delle proprie azioni e si ha la certezza di farla franca il più delle volte. Molti dei nostri giovani vivono in un’ampolla di onnipotenza per cui diventano normali tanti comportamenti che non lo sono, come regolare i conti armati di coltello con chi ha avuto un comportamento un po’ più aperto con una ragazza impegnata. Ci vorrebbe una condanna esemplare per l’assassino di Ismaele e dovrebbe chiamarsi “fine pena mai”, questo penso.

Tiziana Montinari – Coordinatore Nazionale Dipartimento Tutela Vittime FdI-AN

Condividi

Facebook

NEWSLETTER

Social