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«Siamo qui per accendere i riflettori su una grande manifestazione che si è tenuta sabato scorso a Roma, alla quale ha partecipato oltre un milione di persone e nella quale si chiedevano a gran voce due cose: valorizzare e difendere la famiglia, completamente abbandonata da questo Governo, e attirare l’attenzione sul tema della diffusione della cosiddetta teoria del gender nelle scuole di ogni ordine e grado. Siamo tutti mobilitati sul tema della lotta alla discriminazione, ma questa non deve essere confusa col tentativo di imporre a bambini di tre, quattro, cinque o sei anni delle ideologie legate ai loro presunti e futuri orientamenti sessuali. La discriminazione si combatte anche utilizzando la scuola, ma il principio da cui bisogna partire è il rispetto delle differenze, non il loro annullamento. Non si combatte la discriminazione insegnando ai bambini che non hanno una differenza sessuale, che il genere non c’entra nulla con la sessualità biologica e che si sceglie liberamente tra cinquanta opportunità illustrate in un opuscolo distribuito nelle classi. La scuola italiana ha ben altre priorità di cui occuparsi».

Lo ha detto il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, replicando alla Camera nel corso del question time al ministro dell’Istruzione Giannini.

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