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di Giorgia Meloni
3 febbraio 2015

Dal nuovo Presidente della Repubblica un discorso talmente rassicurante da essere preoccupante. Nell’ineccepibile discorso alla Nazione di Sergio Mattarella, abbiamo assistito ad una notevole prova di arte oratoria come si addice ad un politico navigato della vecchia scuola democristiana.

Come un buon padre di famiglia, è stata riservata una buona parola e una carezza per tutti. Alcune di queste ci hanno fatto particolarmente piacere, come quelle rivolte a Falcone e Borsellino, alla nostra comunità nazionale e ai marò.

Ma è proprio questo tono sobrio e consolante che ci fa guardare con preoccupazione a quella che sarà l’azione del settennato presidenziale. Perché in questo discorso mono-tono non è stato posto l’accento sulle reali sfide che ha di fronte l’Italia, lasciando presupporre la volontà di mantenimento dell’attuale status quo.

Innanzi tutto il neo Presidente descrive la drammatica crisi economica che stiamo vivendo come se si trattasse di una catastrofe naturale indipendente dall’agire umano e non come la logica conseguenza delle fallimentari politiche economiche e monetarie dell’Europa e degli ultimi tre governi che le hanno avallate ed eseguite.

Non è vero, come afferma Mattarella, che nella nuova Europa l’Italia ha trovato l’affermazione della sua sovranità e un approdo sicuro. È esattamente il contrario: la sfida dell’Italia per i prossimi anni deve essere quella di riaffermare la propria sovranità e difendere la propria indipendenza dall’ingerenza delle cancellerie europee e delle lobby finanziarie che governano la Ue.


Così come sembra una lettura quanto meno generosa affermare che, nel corso del semestre italiano di Presidenza dell’Unione Europea, il Governo abbia perseguito una strategia di crescita, se si considera che tutti gli osservatori nazionali e internazionali hanno sostenuto l’opposto.

In secondo luogo sorprende che un ex giudice della Consulta che ha dichiarato incostituzionale l’ultima legge elettorale, e in particolare l’elezione dei parlamentari con le liste bloccate e il premio di maggioranza con il quale il Pd si è assicurato 140 deputati in più del dovuto, da Presidente della Repubblica non faccia alcun cenno alla questione ma addirittura tessa le lodi della composizione dell’attuale Parlamento.

Dispiace infine che, nell’intero discorso, Mattarella abbia fatto solo un fugace accenno alla famiglia e non abbia speso una delle tante parole a disposizione a sostegno della natalità e dell’infanzia, che è la principale emergenza della nostra comunità nazionale.

I tatticismi, la prudenza e i compromessi della Prima Repubblica ci hanno consegnato una Nazione in ginocchio e hanno negato il diritto al futuro delle giovani generazioni. Per questo mi auguro che il nuovo Presidente smentisca l’apparenza che ha dato e si dimostri capace delle scelte decise e coraggiose di cui la Nazione ha disperato bisogno.

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