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di Marco Marsilio

Il centrodestra romano conosce una fase di polverizzazione che non può non preoccupare, soprattutto quando nel campo avverso si assiste all’implosione della maggioranza e al tracollo del sindaco Marino. In queste condizioni, non farsi trovare pronti a raccogliere la sfida sarebbe imperdonabile.

L’elemento più macroscopico è la crisi del Ncd: prima Sveva Belviso con il suo nuovo partito, poi Pomarici fa sbarcare addirittura la Lega Nord in Campidoglio. Una crisi che nasce dall’oggettiva incompatibilità di una politica autenticamente di ‘centrodestra’ mentre si governa con Renzi. Così come le ‘svolte libertarie’ imposte dalla Pascale provocano legittimi maldipancia su tanti (non solo di ‘scuola An’) che reggono l’ossatura di Forza Italia nel Lazio. Il quadro che ne esce è quello di una sofferenza diffusa, a fronte di partiti che non riescono a essere coerenti con la tradizione culturale dei loro elettori: non è un caso che i primi a rendersene conto sono quelli – come i consiglieri comunali – che grazie alle preferenze vivono in continuo contatto con la gente comune.


L’appello che rivolgo a tutti i soggetti che animano il centrodestra è quello di ‘ritrovarsi’: ricostruire una strategia condivisa per dimostrare ai romani che esiste un centrodestra credibile che può invertire la rotta della crisi. Appello aperto anche a quei soggetti che, pur non provenendo dal centrodestra, siano disponibili a costruire un ‘cartello’ pronto a diventare ‘squadra di governo’. Lo rivolgo con umiltà e autocritica, per quello che Fratelli d’Italia – An non è ancora riuscito a rappresentare. Nella speranza che altrettanta umiltà e autocritica vogliano usare tutti, prima che l’incapacità di valorizzare i tratti comuni rispetto a quelli distintivi non condannino Roma al malgoverno.

Concludo con una riflessione sulla Lega. Ho conosciuto e apprezzato da vicino molti leghisti, trovando tanta gente di valore. Ma come non è possibile portare gli elettori di destra a braccetto con il Pd, così sarà molto difficile cambiare l’anima profonda di un movimento che fa della polemica antiromana la sua ragion d’essere. Gli amici che vanno da Salvini scommettendo sulla ‘svolta nazionale’ della Lega (una svolta che, da buon patriota, benedirei con soddisfazione) temo che subiranno una cocente delusione e qualche umiliazione. Perché ‘Roma ladrona’ non è solo uno slogan ‘anticasta’ che potrebbero condividere anche al Quadraro: si nutre di fatti molto concreti. Parlo di Malpensa contro Fiumicino. Della pretesa che una candidatura olimpica italiana spetti a Milano. Del fatto che nonostante Cinecittà, Roma non possa fare una Festa del Cinema per difendere Venezia. Delle battaglie che hanno sempre impedito di ottenere il riconoscimento economico del ruolo di Capitale, costringendo i romani a pagare le tasse più alte d’Italia. Se il centrodestra vincesse con Salvini leader, i militanti romani della Lega dovranno spiegare a qualche migliaio di concittadini che perderanno il posto di lavoro perché si sposterà una rete Rai a Torino, i ministeri in Brianza, e via seguitando. Senza parlare della vicenda secessionista, che per un italiano vero dovrebbe costituire un limite culturale invalicabile. Una cosa è allearsi con un movimento federalista, governandone e contenendone le pulsioni più estreme; altro è rendersi strumentali a un disegno che mira, semplicemente, a estendere il potere politico delle classi dirigenti del settentrione.

*Portavoce di Fratelli d’Italia-Alleazna Nazionale del Lazio

Leggi l’editoriale sul sito de Il Tempo.

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