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…INTERROGAZIONE AL MINISTRO DELL’AGRICOLTURA. “L’olio extravergine pugliese è un’eccellenza territoriale e nazionale, punta di diamante del nostro patrimonio agro-alimentare e del Made in Italy.

L’Europa non sta facendo nulla per tutelare questa specificità”. È quanto denuncia il capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Giorgia Meloni in un’interrogazione al ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina.

            “L’Italia deve imporre nei consessi europei una severa classificazione degli oli perché non è possibile che sia consentita l’utilizzo della dicitura extravergine anche per quelli realizzati con l’aggiunta di  oli ‘deodorati’, cioè  quegli oli non di uso alimentare, resi inodori e insapori”.

            “Questo abuso, perché tale è a tutti gli effetti, sta causando immensi danni ai nostri produttori, soprattutto quelli pugliesi tra i migliori in Italia”.

            “La politica agricola europea, pur essendo un pilastro dell’appartenenza all’Ue, si sta rivelando un disastro che colpisce soprattutto la nostra eccellenza agroalimentare”.

“Per questi motivi – ha aggiunto Meloni- abbiamo chiesto al ministro Martina come se si intenda porre un limite all’utilizzo della dicitura ‘extravergine’ non puri, a quali strategie si intenda dare priorità per proteggere il marchio ‘made in Italy’, che dà, al prodotto italiano,  garanzia di eccellenza e per quale motivo in materia di controlli del prodotto, si sia assistito  a sovrapposizioni di competenze, scarso coordinamento tra i tanti organismi e scarsità di fondi, che ne hanno limitato l’efficacia”.

“Ci auguriamo che –ha concluso Meloni – con il semestre europeo a guida italiana si possa invertire questa tendenza che sta portando al collasso il settore soprattutto in Puglia”.

 

segue interrogazione depositata

 

G. MELONI, RAMPELLI, CIRIELLI, CORSARO, LA RUSSA, MAIETTA, NASTRI, TAGLIALATELA, TOTARO. Al Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali. Per sapere – premesso che:

l’ articolo 153 del Trattato CE riconosce il diritto all’informazione al fine di promuovere la qualità della conoscenza per una scelta consapevole d’acquisto da parte dei cittadini e, più in generale, sottolinea l’esigenza di garantire una più adeguata promozione degli interessi economici dei consumatori, del loro diritto all’educazione e all’organizzazione per la salvaguardia dei propri interessi;

lo stesso articolo  sottolinea, inoltre,  che è la Comunità Europea a dover garantire un alto livello di protezione dei consumatori nella definizione e nell’attuazione di ogni sua politica; 

 il 1 Aprile 2011 è entrata in vigore la nuova normativa europea secondo la quale l’olio extra vergine di oliva non potrà contenere più di 75 mg/kg di alchil esteri e metil esteri, in pratica alcuni scarti di lavorazione che, causati da un lavorazione non accurata delle olive, provocano un abbassamento della qualità dell’olio specie per le qualità organolettiche, sovente corrette con l’uso di sostanze deodoranti;

negli extravergine di qualità la soglia è sempre stata considerata di 15 mg/kg e, quindi, si comprende come tale aumento vertiginoso (in percentuale 5 volte maggiore) possa portare alla diffusione di oli definitivi extravergini di qualità nettamente inferiore con il rischio di deprezzare il settore e gettare in confusione il consumatore;

 appare chiaro come questa politica dell’Unione Europea abbia l’intento  di far rientrare negli “extravergini” quanti più oli possibili, a totale scapito dell’Italia, tra i maggiori Paesi produttori di extravergine (fino agli anni ’80 detentore del primato assoluto di principale produttore)  e, soprattutto, del Meridione e delle sue regioni a carattere prettamente olivicolo;

da sempre, la gestione del mercato comune agricolo ha originato penalizzazioni per le produzioni mediterranee (olivo, vino, ortofrutta) e perdita di potere di acquisto per i nostri produttori, a vantaggio delle produzioni continentali (cereali e semi oleosi, latte e carne) prodotte dai tedeschi, francesi, olandesi e inglesi;

a causa dell’assenza del suo negoziatore, l’Italia ha perso, l’opportunità di imporre per i prodotti mediterranei una tutela analoga a quella dei prodotti continentali, attraverso un preciso patto di scambio, in quanto i governi italiani si sono sempre ripromessi di mettere mano allo “squilibrio” della Pac tra agricoltura mediterranea e continentale, ma non si è mai andato oltre alle buone intenzioni;

può considerarsi assolutamente fallimentare una politica che considera il cibo solo merce di scambio esottovalutala salubrità degli alimenti, la salute dei consumatori, l’ impatto di alimenti sani sul bilancio sanitario pubblico, la sicurezza degli approvvigionamenti, la protezione dell’ ambiente, lo sviluppo rurale;

la sicurezza degli approvvigionamenti, pur risultando una priorità per il legislatore europeo, non è riuscita a tradursi in norme chiare e trasparenti per i consumatori europei tali da rendere le loro scelte consapevoli;

la nostra agricoltura sana e di qualità è da troppo tempo sottovalutata e trascurata, forse anche per la certezza da parte dell’Europa di potersi approvvigionare comunque sui mercati mondiali a prezzi inferiori; 

è, oramai, consapevolezza diffusa che l’economia reale del nostro Paese  potrà ripartire se riparte l’ economia agricola, specie attraverso la valorizzazione dei suoi prodotti d’eccellenza, qual è l’olio d’oliva extravergine italiano;

la politica agricola, pur essendo stata pietra miliare dell’ edificio europeo, ha trasformato l’ Italia semplicemente in un contributore netto, trascurando il reddito dei nostri produttori e di territori  a prevalente vocazione agricola, così, mentre l’Italia dà un contributo importante al bilancio dell’ Europa  riceve in cambio molto meno;

se si intenda porre un limite all’utilizzo della dicitura ‘extravergine’ anche per quegli oli  costruiti con l’aggiunta di  oli ‘deodorati’, cioè  quegli oli non di uso alimentare, resi inodori e insapori;

se e a quali strategie si intenda dare priorità per proteggere il marchio ‘made in Italy’, che dà, al prodotto italiano,  garanzia di eccellenza;

per quale motivo in materia di controlli del prodotto, si sia assistito  a sovrapposizioni di competenze, scarso coordinamento tra i tanti organismi e scarsità di fondi, che ne hanno limitato l’efficacia.

G. MELONI, RAMPELLI, CIRIELLI, CORSARO, LA RUSSA, MAIETTA, NASTRI, TAGLIALATELA, TOTARO

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