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Terra dei Fuochi. Torna in question time della Camera il grave inquinamento nell’aversano e nel casertano   con un’interrogazione del deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Marcello Taglialatela al ministro per le Politiche Agricole Maurizio Martina.

 

“Il decreto interministeriale – ha spiegato Taglialatela- prevede una serie di interventi e stabilisce modalità per i tempi di esecuzione delle analisi. La mappatura che ne è derivata rischia di peccare di genericità . Per questo sono convinto che sia necessario tener conto di tempistiche diverse per la diverse gradualità del rischio”.

“Il gruppo Fratelli d’Italia-An – ha aggiunto- ha votato a favore del dl ‘terra dei fuochi’, ciò non toglie che alcune modifiche sono assolutamente necessarie anche per tutelare la filiera agro-alimentare campana che è un’eccellenza”.

“Ci siamo battuti per una proposta di legge per la certificazione dei suoli agricoli.  Se noi accedessimo a un’idea della qualità del suolo sarebbe possibile arrivare anche alla etichettatura. Io ne ho fatto una proposta di legge che potrebbe essere inserita in un provvedimento del ministero dell’Agricoltura”.

Il ministro Martina ha affermato che “in ragione della complessità accertamenti e reputo necessario riflettere sull’opportunità modifica normativa anche tempistiche diverse a seconda degli approfondimenti necessari”.

ABSTRACT QUESTION TIME

Il decreto legge terra dei fuochi  ha istituito un gruppo di lavoro che il 10 marzo 2014 ha consegnato la relazione finale inerente le indagini svolte e le metodologie utilizzate al fine dell’individuazione dei siti interessati da sversamenti e smaltimenti abusivi di rifiuti nel territorio della regione Campania.  Nell’arco di  neppure 3 mesi, il gruppo di lavoro ha dovuto esaminare i dati  provenienti dalle analisi condotte in 57 Comuni suddividendoli in 5 classi di rischio e convivendo le informazioni con il maggior numero di organismi istituzionali come i  Noe, i Nas, Cfs e altri. Secondo il deputato Taglialatela i tempi previsti dal decreto interministeriale sono troppo stretti per poter verificare la salubrità e il livello di rischio di migliaia di siti.

Questo il testo dell’interrogazione.

 

TAGLIALATELA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che: 

   con il decreto-legge n. 136 del 2013, recante «Disposizioni urgenti in materia di reati ambientali e per la tutela dell’ambiente, della salute e delle produzioni agroalimentari in Campania», cd. «decreto Terra dei fuochi», per la prima volta le istituzioni nazionali hanno affrontato l’emergenza della Terra dei fuochi, introducendo nell’ordinamento italiano il reato di combustione dei rifiuti, punibile con la detenzione fino a cinque anni e col sequestro del terreno; 
   l’articolo 1 di tale decreto-legge ha stabilito, inoltre, che i massimi organismi scientifici in materia di ambiente, salute e agricoltura, individuati nell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, nell’Istituto superiore di sanità, nel Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura e nell’Arpac, svolgano indagini tecniche per la «mappatura, anche mediante strumenti di telerilevamento, dei terreni della Regione Campania destinati all’agricoltura, al fine di accertare eventuale esistenza di effetti contaminanti a causa di sversamenti e smaltimenti abusivi anche mediante combustione»; 
   i Ministri dell’ambiente e della tutela e del territorio e del mare, della salute, e delle politiche agricole, alimentari e forestali, con apposita direttiva del 23 dicembre 2013, hanno emanato gli indirizzi comuni e le priorità cui gli enti citati devono attenersi nello svolgimento del compito assegnato; 
   la priorità territoriale individuata dalla citata direttiva ministeriale include numerosi comuni delle province di Napoli e Caserta, in particolare tutti i 57 comuni aderenti al cosiddetto «Patto per la Terra dei fuochi»; 
   in tale direttiva è stata prioritariamente richiamata la necessità della più ampia condivisione delle informazioni pertinenti, siano esse già disponibili agli enti interessati o da acquisire da parte di tutti gli altri organismi istituzionali che ne siano in possesso (come, ad esempio, i Noe, i Nas, Cfs ed altri), utilizzando a tale scopo apposite strutture informatiche; 
   per l’esame dei dati così raccolti, la direttiva ha individuato un gruppo di lavoro composto, oltre che ovviamente da delegati degli enti scientifici sopra elencati, anche da rappresentanti della regione Campania, degli Istituti zooprofilattici sperimentali Abruzzo e Molise (Teramo) e Campania e Calabria Portici), dell’Università Federico II di Napoli e dell’Agea, cui è stato affidato il coordinamento del gruppo stesso; 
   il gruppo di lavoro, come previsto dal decreto-legge, ha predisposto e consegnato, il 10 marzo 2014, la relazione finale inerente le indagini svolte e le metodologie utilizzate al fine dell’individuazione dei siti interessati da sversamenti e smaltimenti abusivi di rifiuti nel territorio della regione Campania; 
   detta relazione individua 5 classi di rischio dei suoli agricoli, sovrapponendo le risultanze dell’interpretazione multitemporale delle ortofoto e dei valori relativi ai superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione, proponendo, per ciascun livello di rischio le indagini a farsi e la relativa tempistica, fissate in una tabella allegata;
   il decreto interministeriale in corso di pubblicazione prevede, tra l’altro, che il Crsa, l’Ispra, l’Iss e l’Arpac per il tramite del gruppo di lavoro, e avvalendosi delle Forze dell’ordine, stabiliscano le indagini dirette da effettuare nei terreni individuati; che per le indagini dirette, finanziate con le risorse del POR FESR Campania 2007/13 destinate alle bonifiche, gli enti richiedano alla regione il rimborso delle spese sostenute, nei limiti delle risorse stanziate dal decreto-legge, pari a complessivi 4 milioni di euro; che le indagini per i terreni con livello di rischio 5, 4, 3, 2a e 2b debbano essere effettuate nel termine di novanta giorni; 
   in particolar modo per i siti inseriti nelle classi di rischio 2b, 3 e 5, sarà necessario procedere, preliminarmente all’esecuzione delle indagini analitiche dirette, alla esecuzione di indagini indirette a terra, e, nel caso in cui l’esito di tali indagini dovesse confermare i sospetti, effettuare gli scavi per verificare la eventuale presenza di rifiuti interrati –: 
   se non ritenga che la tempistica indicata nel decreto interministeriale di cui in premessa per l’effettuazione delle indagini dirette delle matrici suolo ed acqua per i terreni classificati a rischio 5, 4, 3, 2a e 2b, che è di molto inferiore a quella proposta dal gruppo di lavoro, sia incongrua, posto che già per le sole classi di rischio 2a e 2b si tratta di migliaia di siti. 

Roma, 26 marzo 2014

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