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Meloni, leader di FdI-An: “La vittoria della Le Pen ci darà altra linfa. Sbagliato parlare di populismo, anche in Italia l’area anti-euro trionferà. Basta con i paragoni da provinciali. L’Italia è diversa dalla Francia”. L’intervista di Carlantonio Solimene. “La vittoria del Front National è un segnale che arriverà presto anche in Italia e in Europa. È la rivolta del popolo contro la tecnocrazia e la burocrazia della Ue che ha prodotto solo macelleria sociale”.

Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, saluta con favore l’affermazione di Marine Le Pen alle comunali transalpine. “Alle Europee questo segnale sarà ancora più forte – spiega – e mi aspetto uno grosso successo di FdI-An”.

Onorevole Meloni, per Marine Le Pen ‘la dicotomia destra-sinistra appartiene al passato. La nuova lotta è tra l’alto e il basso della società’. “Sono d’accordo, siamo in piena era post ideologica. In questo voto ha contato molto di più la componente di rabbia e ribellione. Ciò non vuol dire che si debba bollare il fenomeno della Le Pen come estremismo e populismo. Queste sono le tipiche accuse di chi vuole isolare i ‘non allineati’. Ma ormai la gente si informa, capisce e non si fa influenzare”.

Si riferisce al Napolitano che invita a ‘non attaccare e screditare l’unità europea’? “Il capo dello Stato parla di sogno europeo e di rischi di nuove guerre, e sono d’accordo con lui. Dissento, invece, quando lui individua la causa nei cosiddetti ‘populismi’. Per me, se oggi si rischiano nuovi conflitti, la colpa è di questa Unione europea sorda e incapace, che ha fatto macelleria sociale per avvantaggiare la finanza e le solite caste. Aggiungo, però, che da Napolitano non mi aspettavo nulla di diverso”.

In che senso? “Basta pensare ai ‘suoi’ governi. E analizzare la legge di stabilità licenziata da Letta, che destina 5 miliardi al cuneo fiscale e ben 17 allo sconto fiscale per le banche”.

Per i sondaggisti il fenomeno Le Pen non si ripeterà in Italia, perché ora Renzi è molto più forte di Hollande. “Non sono d’accordo. Preferisco far riferimento a quel sondaggio il quale dice che il 70% dei cittadini europei non è contento di questa Ue e ritiene che a causa sua le proprie condizioni di vita siano peggiorate. In Italia la percentuale è addirittura al 77%. E pensare che, anni fa, eravamo noi i più euroentusiasti. Lo ero anch’io, all’epoca della caduta del Muro di Berlino. Ma poi il sogno si è trasformato nell’incubo delle quote latte, del rigore, della finanza. E tutto è cambiato”.

Nessun effetto Renzi, quindi? “Presto la gente si accorgerà che il premier è identico ai suoi predecessori. Fa semplicemente il gioco delle tre carte: in Italia promette che ridiscuterà i trattati e alla Merkel garantisce che rispetterà gli impegni. Un vero presidente del Consiglio andrebbe in Europa a minacciare l’uscita dalla moneta unica. E l’atteggiamento dei burocrati di Bruxelles cambierebbe, perché loro hanno molto più bisogno dell’Italia di quanto l’Italia abbia bisogno dell’euro”.

Per Fini l’unica risposta al ‘populismo’ è far sì che l’Europa diventi una potenza politica, oltre che economica. “Che, a casa mia, vuole dire contrastare questa Europa”.

Voi, la Lega, Grillo. Questa vittoria della Le Pen non ha troppi padri in Italia? “Io non voglio costruire alcun parallelo. Ho solo l’ambizione di interpretare in Italia, con le caratteristiche del nostro Paese, lo stesso sentimento a cui il Front National ha dato voce in Francia. In quanto alla Lega, condividerà pure la battaglia anti euro, ma la Le Pen porta avanti un concetto di Patria che mi sembra molto lontano da quello del Carroccio”.

È plausibile un’alleanza dopo il voto per Strasburgo? “Se si ha la stessa idea di come va ricostruita l’Europa l’unità sarà nei fatti, non c’è bisogno degli appelli”.

Grillo, invece, ha già rispedito l’invito al mittente. “Lui vede tutti come possibil concorrenti, per questo spara in tutte le direzioni, spera di rafforzarsi. Ma non ha ancora chiarito cosa vuole fare da grande. Per sé e per gli italiani”.

Le piacerebbe essere la Le Pen italiana? “Basta con questo provincialismo. Ognuno deve saper interpretare i fenomeni della propria Nazione, non mi interessa se il Front National sia più avanti o più indietro rispetto a Fratelli d’Italia. Spero solo che in futuro non si parli della Le Pen italiana o dell’Obama italiano. Ma che sia un nostro leader a essere preso ad esempio all’estero”.

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