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«Consultazione informale più che legittima ma i problemi della globalizzazione non si risolvono dividendoci». L’intervista di Enrico Paoli. Onorevole Giorgia Meloni, ha visto cos’è accaduto in Veneto? Cosa pensa del referendum? «Se si tratta di una consultazione informale penso che sia legittima, offre la possibilità di avere un indice di affezione alle Istituzioni repubblicane da parte di un territorio significativo per cultura, tradizioni, identità e Pil.

Ma a patto che si tratti di una consultazione informale».

E cosa ne pensa delle motivazioni? «Sono giuste. Non da oggi ci si interroga su come rendere compatibili unità nazionale e decentramento, o federalismo che dir si voglia. Il nord si lamenta legittimamente della carenza dei servizi, delle tasse spropositate che vengono richieste a famiglie e imprese, dalla carenza di infrastrutture del territorio, della scarsa azione di sostegno che lo Stato produce in favore del tessuto economico e sociale del nord est».

Invece dell’idea dell’autodeterminazione dei territori? E’ un principio condivisibile? «Viviamo ormai da qualche decennio l’epoca della globalizzazione, immaginare che la risposta possa essere data da particelle infinitesimali di territorio che si staccano e che dovrebbero affrontare da sole le criticità del nostro tempo significa fare demagogia, raccontare panzane. Semmai il problema è avere uno Stato che non è più sovrano, una democrazia limitata e una oggettiva assenza di un’Europa politica che sappia rappresentare un polo d’aggregazione geopolitico, non un mero mercato comune, oltretutto preso d’assalto dai Paesi che producono merci attraverso la concorrenza sleale».

Qual è la vostra idea sul federalismo fiscale? «Se il federalismo fiscale non disgrega l’Italia, respinge la tentazione all’egoismo, cioè contempla la necessità della solidarietà per le regioni più povere è certamente un aspetto positivo che può stimolare comportamenti virtuosi e ridurre sprechi e clientelismi in alcune aree geografiche».

Quanto può pesare tutto ciò alle Europee? «Politicamente può introdurre un elemento di confronto con gli elettori. Fratelli d’Italia, è bene che si sappia, è a favore della modernizzazione delle Istituzioni ma è ferocemente contro ogni ipotesi secessionista».

Il Veneto come la Crimea? «No, il Veneto è abitato al 100% da italiani, la Crimea è abitata dal 90% da popolazione russa. Se accettassimo referendum secessionistici regionali facendo votare oltretutto solo gli abitanti di una determinata regione rischieremmo di tornare al Granducato della Toscana, al Regno delle due Sicilie, al Regno di Sardegna, a quello del Lombardo Veneto».

Insomma, l’Italia dei feudi e signori…«Avremmo gettato alle ortiche secoli di storia, vanificato il sangue versato da tanti nostri avi per costruire una Patria sola, condannato alla miseria milioni di italiani che non avrebbero lo strumento istituzionale e organizzativo giusto per fronteggiare il mondo globale».

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