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L’intervista a Libero di Paolo Emilio Russo. I deputati del Pdl hanno firmato la lettera di dimissioni. Quelli di Fratelli d’Italia no. «Avessero cominciato col ritirare i ministri, dichiarato chiusa l’esperienza fallimentare di questo governo e chiesto il voto anticipato certamente l’avremmo fatto anche noi», dice Giorgia Meloni. Ma per la leader di Fratelli d’Italia «così non si capisce. Il Paese affonda tra i problemi e noi perdiamo tempo così…».

I parlamentari Pdl hanno firmato le dimissioni. Lo faranno anche quelli di Fdi? «Per come è stata presentata la vicenda, penso proprio di no. Non capisco perché consegnare le dimissioni dei parlamentari ai capigruppo ma lasciare lì i ministri».

Si dimetteranno pure loro, ma solo da parlamentari. Lo trova strano?«Se si vuole mettere fine ad una esperienza fallimentare di governo, che io considero tale da Monti a Letta, si fanno dimettere innanzitutto i ministri. Altrimenti viene il sospetto che le dimissioni non saranno mai formalizzate».

Lei, però, sembra prevenuta: è sempre stata contraria alle larghe intese.«Lo rivendico. L’Italia deve essere rivoltata come un calzino e di certo questo non si può fare con maggioranze eterogenee come le ultime due, che costringono continuamente al compromesso al ribasso».

Però Berlusconi, leader del centrodestra, finirà agli arresti. Non ritiene che si dovesse fare qualcosa? «ll problema della persecuzione di Berlusconi è un problema reale, che esiste. E il Pd dovrebbe farsi carico della questione, piuttosto che strumentalizzala. Ma gli italiani continuano a vedere una politica che si occupa solo di queste cose, che ruota tutta attorno al Cavaliere…».

È il momento di andare oltre Silvio? «L’Italia è bloccata da troppo tempo, immobilizzata dalla discussione sulla sua figura La colpa non è di Berlusconi, ma di tutti quelli che non possono fare a meno di lui. I primi sono quelli di sinistra, che trova nel Cavaliere il loro unico collante e tremano all’idea che possa non esserci più. Poi c’è un concorso di colpa dei berlusconiani: non riescono a guardare oltre».

La crisi di governo sembra prossima. Lei se la augura da tempo. Non teme, come molti, che l’Italia crolli? «Proprio no, avremmo solo da guadagnare. In pochi mesi questo governo ha messo venti miliardi di euro di nuove tasse. L’Imu? È stata abolita solo la rata del 2013 e ce la faranno pagare chiamandola Service tax. Ha un nome in inglese, ma è sempre lei. E l’Iva? Rinviata. Le riforme…».

Quando staccaste la spina a Mario Monti si ventilava il tracollo del Paese. «E invece, cosa che ha del surreale, sono sei mesi che questo governo è costretto a mettere una pezza a tutti gli errori fatti dall’esecutivo dei tecnici: l’Imu, la Tares, gli esodati. Gli unici governi che funzionano sono quelli fondati su una maggioranza coesa».

Ecco. Quindi, in caso di voto anticipato, Fdi tornerà ad allearsi con il Pdl-Forza Italia, come a febbraio? «Noi siamo un partito di centrodestra, lavoriamo per favorire l’unità. Ma non faremo alleanze a tutti i costi. Precondizione è che si ammetta il fallimento delle larghe intese, che si prenda impegno a non fare più governi-pastrocchio. Eppoi che si cominci a selezionare la leadership con meccanismi democratici, le primarie».

II Cavaliere potrebbe essere in campo. «Si dovranno fare primarie ugualmente».

Con la rinascita di Forza Italia si apre uno spazio a destra, dove ci siete voi di Fdi. Che farete? «Con il ritorno di Fi si riapre il problema della rappresentanza di persone, identità e comunità che avevano creduto nell’avventura del Pdl ma non venivano da Fi. Penso soprattutto a chi veniva dalla destra, ma non solo. Per ridare una casa agli “esodati della politica” noi di Fdi abbiamo lanciato “Officina per l’Italia”, un laboratorio politico-culturale che si occuperà di scrivere un manifesto sulla base del quale lanciare un nuovo progetto politico, partendo da Fdi».

Cosa pensa la nuova destra? «Lo vedremo. Ma, per esempio, io penso sia assurdo il linciaggio a Guido Barilla, colpevole di avere detto delle cose scontate; difendo il suo diritto ad essere diverso da quello che vorrebbero imporci come pensiero unico dominante».

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