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“Domani alle 17 è attesa la sentenza che riguarda il caso di Giulia Galiotto, uccisa a San Michele Dei Mucchietti (Modena) dal marito, che poi inscenò un suicidio. Condannato in primo grado a 19 anni e 4 mesi di reclusione, il Giudice ritenne di non poter confermare l’aggravante della premeditazione contestata dalla Pubblica Accusa, nonostante la testimonianza della sorella di Giulia e l’apparato probatorio la dimostrassero graniticamente. Ma il nostro sistema è pro-reo, molto lontano da quello che chiede la Convenzione di Istanbul in materia, di mettere la vittima al centro di tutte le misure (art.7 comma 2) e di comminare pene proporzionate e in grado di affermare la gravità del reato ( art.45). In questo caso il reo ha addossato alla vittima parte della responsabilità minandone l’onore senza che alle sue affermazioni seguissero prove inequivocabili.

Ci auguriamo che domani la Cassazione sappia rispondere alle richieste espresse negli articoli 7 e 45 della Convenzione di Istanbul, e che ne rispetti lo scopo di fondo che non riguarda solo le donne ma l’intera società: dare alla vita umana un prezzo elevato e promuovere la cultura del rispetto dell’Altro. Occorre dare avvio al cambiamento a partire dalla cultura giuridica, che ha una grande responsabilità moralizzante. Il D.L. 1540 non sia inteso come un punto di arrivo, ma come l’inizio di una rivoluzione che deve coinvolgere il legislatore, la magistratura, la politica e tutta la società”.

Lo dichiara Barbara Benedettelli, responsabile Nazionale dell’Area tutela Vittime della Violenza di Fratelli d’Italia.

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