«Un’epoca è finita, una stagione è sepolta. Tra breve fioccheranno le analisi più dotte sui flussi elettorali e altre minchiate inascoltabili, qualche funambolo scoprirà la necessità di rifare la destra, dopo averla affossata. Il mio pensiero va a coloro che ieri hanno pianto, li ho guardati con invidia, perché a me lacrime non sono uscite, le avevo esaurite tempo addietro. Avevo già elaborato il lutto di un mondo che, prima di essere liquidato da Berlusconi e Fini, aveva scelto di lasciarsi gratificare, dividere, strattonare, umiliare, sottomettere. Infine, dilaniare. Il cuore distrutto da un amore che finisce trova conforto solo in un nuovo inizio perché solo un amore vivo lenisce le ferite di un amore morto. Il reset di quanto accaduto, proprio come quando cancelli un file dal computer, si porta via il bello e il brutto: puoi solo iniziare a riscrivere su una pagina bianca. Guardo le generazioni che hanno costruito il sogno di una destra decisiva nella storia d’Italia, che hanno cantato e ballato in piazza del Campidoglio cinque anni fa toccando il cielo con un dito dopo aver sofferto le pene dell’inferno, le osservo con tenerezza infinita. Gente che ha lavorato con la schiena piegata, costretta a crescere troppo in fretta dall’asprezza dei tempi, che avrebbe preso a ceffoni gli artefici di decisioni incomprensibili e impresentabili, che ha visto risucchiati nel fallimento globale i propri sogni. E che pure è rimasta in trincea, nell’attesa di un sussulto d’orgoglio o almeno di un mea culpa. Non ci sono ultime spiagge, mi scappa di sussurrargli in un orecchio, ricostruiamo insieme tutto ciò che è finito in rovina, depurandolo dagli ideologismi, dalla retorica, dall’aria fritta, trasformando le passioni in strumenti per cambiare l’Italia. Perché il nostro popolo ha maledettamente bisogno delle nostre idee. La costruzione di una nuova casa ha offerto riparo ad antiche ragioni e a nuove emozioni, ecco perché non ci sentiamo abbattuti, abbiamo solo una grande voglia di ricominciare il cammino, con una sola sfida: costruire il futuro. Se ne saremo capaci, invece di adulare il passato, sarà più bello di prima. Lo sarà».
Lo scrive su Facebook il deputato e cofondatore di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli.
Roma, 11 giugno 2013