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di Massimo Corsaro
15 maggio 2013

Fratelli d’Italia ha votato a favore della conversione in legge del decreto riguardante le “Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della Pubblica Amministrazione”. Pur tra poche luci e molte ombre, FdI ritiene importante questo primo passo a favore delle imprese, a parziale risarcimento della disparità di trattamento tra uno Stato sempre solerte ad incassare (anche tramite pignoramenti e blocco dei beni dei cittadini) e troppo lento ad onorare gli impegni assunti verso i propri fornitori. Tra i punti importanti che abbiamo apprezzato, citiamo il primo vero superamento del patto di stabilità per pagare i debiti, con particolare vantaggio per le amministrazioni che dispongono di risorse  finanziarie sin qui bloccate dal vincolo europeo.

Auspichiamo sia solo il primo passo di un percorso che veda l’Italia più forte nel difendere i propri interessi in Europa. Ancora, giudichiamo con favore la possibilità di compensare i debiti tributari con i crediti commerciali certificati; l’istituto della responsabilità amministrativa a carico dei funzionari della P.A. che ritardano gli adempimenti necessari; l’impignorabilità delle risorse messe a disposizione degli Enti Pubblici per  il pagamento dei loro debiti. Su questo punto, ho esortato il governo a familiarizzare con il concetto di impignorabilità, per aderire alla proposta di Fratelli d’Italia di rendere impignorabile la prima casa, difendendo il primo bene dei cittadini dalla voracità di Equitalia. Gli elementi critici rilevati da FdI attengono in particolare due ambiti: l’elevata farraginosità del sistema, che prevede una serie di adempimenti e certificazioni a fronte dei quali la burocrazia appare inadeguata; il fatto che, ancora una volta, la finanziabilità del provvedimento non è stata individuata nel taglio della spesa pubblica, ma cercando modalità alternative di tassazione dei cittadini: dopo aver pensato di mettere un’imposta sulla sigaretta elettronica, governo e relatori hanno immaginato di elevare le accise su birra e bevande alcooliche, per poi decidere di diminuire il fondo per la riduzione delle tasse. Addirittura, a fronte delle poche voci di spesa che sono state ridotte, gli esponenti dell’eterogenea maggioranza di governo si sono precipitati a garantire che si tratta di tagli temporanei, e che le misure di spesa saranno ripristinate con i prossimi provvedimenti.

Insomma, nulla di nuovo sotto il sole; ciò che rende ancor più urgente discutere la proposta di Fratelli d’Italia di inserire in Costituzione un tetto  alla tassazione, in modo che chi governa sappia che la spesa pubblica deve essere dimensionata entro i limiti di quanto può al massimo essere prelevato dai contribuenti, e non è il prelievo che si adatta alla misura della spesa. L’Italia non può più reggere le imposte al 44%, il debito di 2.000 miliardi e la spesa pubblica di 700 miliardi. E non può aspettare che le forze di governo trovino una sintesi impossibile tra le posizioni di Brunetta ed Epifani, di Monti e Fassina. Fratelli d’Italia non crede al lavoro di questa maggioranza, ma per il bene della nostra economia ha responsabilmente votato un provvedimento che – comunque – restituirà un po’ di giustizia alle imprese creditrici dello Stato.

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