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L’intervento integrale di Giorgia Meloni, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, sulla fiducia al governo Letta. Signora Presidente, onorevoli colleghi. Nei minuti di cui dispongo spiegherò le ragioni che non consentono a Fratelli d’Italia di votare la fiducia al governo presieduto dall’onorevole Enrico Letta. Per onestà intellettuale, ma anche per amicizia, devo manifestare la mia sincera considerazione per il premier incaricato, una persona che ho conosciuto e della quale ho imparato ad apprezzare la disponibilità, l’intelligenza, la competenza, così come la stessa considerazione ho per tanti di coloro che oggi siedono nei banchi del Governo, con qualcuno di loro ho fatto anche un pezzo di strada insieme. Eppure sono profonde le ragioni che non ci consentono di aderire a questo percorso. Prima fra tutte: noi non crediamo nell’utopia, che chi ha letto la Città del Sole potrebbe definire “campanelliana”, del governo delle larghe intese in una Nazione nella quale i partiti politici non riescono neanche ad affrontare serenamente un dibattito televisivo, nella quale la criminalizzazione dell’avversario è e resta un elemento dominante, nella quale non si è mai riusciti a far convergere i poli neanche sui principi fondanti la nostra comunità nazionale, le ragioni stesse che ci tengono insieme. Allora noi temiamo che un governo che ha la presunzione di mettere insieme il giorno e la notte, non possa dare all’Italia le risposte coraggiose delle quali l’Italia ha bisogno e che finisca per limitarsi a provvedimenti tampone figli di un eterno compromesso a ribasso che non modificando nel profondo un sistema non più in grado di dare risposte alle emergenze di questo tempo finisca per rimandare i problemi, aggravandoli.

 

 

Il nostro, vedete, non è un pregiudizio,  il nostro è un post giudizio, perché l’abbiamo già bevuta la favola del governo delle larghe intese, si chiamava governo Monti ed era sostenuto dalla stessa identica maggioranza che oggi sostiene il governo Letta. Esattamente come alla base di quella fusione a freddo c’era lo stesso identico richiamo alla responsabilità che sentiamo oggi.

Ma io vi chiedo e mi chiedo, se sia stato davvero cosi responsabile dare vita al governo Monti o se non fosse invece più responsabile chi ha osteggiato dall’inizio quel percorso perché sapeva che sarebbero stati gli italiani a pagarne l’inevitabile fallimento. Allora vedete, ci sono molti elementi di continuità con l’esperienza di Monti, penso alla scelta di voler mantenere in alcuni dicasteri chiave come l’economia e il lavoro alcuni tecnici, a dimostrazione che la politica non vuole affrontare insieme e in maniera definitiva alcuni nodi che sono tra i più complessi quando si mettono insieme maggioranze così variegate.

E non dirò che cosa penso della scelta di mantenere alla guida del ministero dell’Economia un esponente del mondo delle banche per non essere tacciata di populismo, esattamente come farò finta di non notare che ormai in Italia per ricoprire determinati incarichi pare si debba per forza partecipare alle riunioni di Bildeberg, al limite dateci il numero di telefono che possiamo chiamare per essere invitati anche noi così magari un giorno avremo qualche possibilità.

Dirò invece che la vacuità del discorso del programma esposto dal Presidente Letta sembra confermare le nostre tesi. Vede, Presidente Letta, un politico di lungo corso più vicino a lei che a me, che non pensavo un giorno avrei citato, Donat Cattin, diceva che “se senti un discorso su cui nessuno può dirsi contrario, che si può fare in ogni tempo e in ogni luogo, o hai davanti Gesù o ti stanno prendendo in giro”. Ecco è un po’ l’impressione che abbiamo avuto, perché vede sulla maggior parte delle emergenze che lei cita, e però non ci dà le risposte, e chiede di fatto una fiducia in bianco. Noi sappiamo che esiste l’emergenza della giustizia in Italia. Come intendete affrontarla con una maggioranza che sul tema della giustizia la pensa in maniera diametralmente opposta?

E sugli elementi che lei cita, sulle risposte che lei dà, c’è un leggerissimo problema di copertura economica che io le devo segnalare perché facendo un rapido calcolo qui questi provvedimenti costano diversi punti di Pil. Però lei non ci parla di quali siano le coperture economiche che intende utilizzare, o pensa di poter pagare l’Imu, la cassa in deroga e tutto quello che abbiamo sentito con l’indennità dei poveri ministri, no, evidentemente. Quindi il problema è che lei viene in quest’Aula e, lungi da quella verità alla quale ci richiama da raccontare agli italiani, mette tutti i problemi sotto al tappeto e li rimanda, perché nell’intervento di oggi le serve rimettere insieme un po’ tutto. E noi non possiamo dare una fiducia in bianco, perché lei sta chiedendo una fiducia in bianco.

E c’è un altro elemento che non ci consente di votare questo governo, Presidente Letta, lei ha parlato di Seconda Repubblica e il bisogno di entrare nella Terza, è anche il mio auspicio, ma quello che mi sembra è che noi invece di entrare nella Terza stiamo tornando nella Prima. E la scelta di formare il governo escludendo tanto la destra del PdL quanto la sinistra del Pd tradisce questa vocazione centrista che toglie respiro alla grande politica e che la riduce alla mera gestione del potere. Io non voglio tornare nella Prima Repubblica, io sento come un problema, ho letto oggi un’intervista di Paolo Cirino Pomicino trionfante che dice: “Torna la Prima Repubblica! I ministri tutti formati all’ombra della Balena Bianca!”. E francamente mi interrogo e mi interrogo anche per quelli che oggi sono costretti a votare questo governo, me ne dispiace, perché fino a ieri giuravano che non sarebbero morti democristiani.

Allora io vorrei andare veramente nella Terza Repubblica e non vorrei tornare nella Prima Repubblica perché senza un confronto schietto e trasparente al cospetto del popolo italiano, non si va da nessuna parte, e così noi oggi buttiamo a mare l’unica vera conquista degli ultimi vent’anni che è stato il bipolarismo, il confronto tra visioni del mondo distinte, la cultura e l’alternanza fra maggioranza ed opposizione che ci faceva somigliare così tanto alle più avanzate democrazie occidentali.

Noi vogliamo un’altra stagione, e allora questi sono i motivi che non ci consentono di votare questo governo, ma non vuol dire che non faremo il nostro lavoro per il bene della Nazione. Perché noi non sopportiamo quell’odioso costume nazionale di brigare perché il governo in carica fallisca per poi lucrare elettoralmente sul suo fallimento.

Questo significa, Presidente Letta, che faremo il nostro lavoro, valuteremo con serietà, con lucidità, con onestà i provvedimenti che lei porterà al cospetto di quest’aula e se saranno buoni provvedimenti noi non avremo problemi a votarli e a difenderli al cospetto dell’Italia. Chiediamo a lei e alla sua maggioranza la stessa lucidità sulle proposte che Fratelli d’Italia intende portare all’attenzione di questo Parlamento, sul tema della pressione fiscale, con l’introduzione in Costituzione di un tetto alle tasse. Sul tema delle famiglie e del sostegno alla maternità e alla natalità in una Nazione nella quale si garantisce il diritto di abortire ma non quello di mettere al mondo un bambino. Sul tema di uno Stato equo capace di aiutare la povera gente in difficoltà che riveda i poteri di Equitalia, che introduca norme semplici come l’impignorabilità della prima casa, sulla lotta a privilegi ingiustificabili, che non si possono giustificare con i diritti acquisiti come quello vergognoso delle pensioni d’oro. Sul tema delle riforme costituzionali, siamo disponibili anche alla vicenda della Convenzione, lei lo ha richiesto e su questo le rispondo volentieri, sul tema del rapporto con le banche, su tante altre questioni, penso al tema dei costi della politica, la nostra proposta è di adeguare gli stipendi dei parlamentari e dei burocrati di Stato all’andamento dei principali misuratori macroeconomici, facciamo come si fa nelle aziende: se le cose vanno bene si distribuiscono i dividendi, se vanno male non si distribuisce niente.

Allora su tutto questo noi siamo disponibili ma non faremo sconti, se invece dovessimo avere la conferma che l’unico collante di questa maggioranza è la paura di misurarsi col consenso degli italiani, e in qualche maniera difendere il proprio posto. Se dovessimo trovare lei, Presidente Letta, so che le piace il personaggio, un po’ come Dylan Dog, ad incollare i pezzi di un galeone che non finirà mai. Perché l’Italia non ha tempo da perdere e se così sarà, ad avvantaggiarsi di questo governo sarà solo chi vuole alimentare il caos, perché sa che solamente alimentando il caos può tenere in piedi un progetto politico evanescente che si nutre della rabbia della povera gente e di tutti quelli che ogni giorno smette di credere nella democrazia, nella politica. Penso su questo abbiamo tutti da imparare dalle parole di Martina Giangrande.

Quando questo dovesse avvenire noi saremmo opposizione, civile ma durissima. E chiederemo ancora una volta, come facciamo da tanto tempo, una legge elettorale degna, fatta nell’interesse di chi vota e non nell’interesse dei partiti che la scrivono, che possa garantire governi certi e parlamentari scelti, sulla base della quale tornare immediatamente a votare.

Ve lo chiediamo sinceramente, con il sorriso sulle labbra. Non governate a tutti i costi. Abbiate il coraggio di fare un passo indietro, quando doveste avere la conferma che questa esperienza fa male al popolo italiano. Non ammainate la bandiera dei vostri ideali per alzare quella meno nobile del “tengo famiglia”.

Perché c’è un modo solo, e concludo e vi ringrazio, per entrare nella Terza Repubblica e scrivere una stagione nuova in questo tempo. Ed è dimostrare che una volta tanto, davvero, in questo palazzo tutti sappiamo mettere i sogni e bisogni del popolo italiano prima delle nostre carriere. 

 

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