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“Le grida della gente, fuori dalla chiesa a Civitanova Marche, dove si svolgevano i funerali dei due coniugi suicidatisi per questioni economiche, e del fratello della donna che si è tolto la vita dopo aver appreso la notizia, ti entrano nella pelle, raggiungono lo stomaco per poi salire al cuore facendo morire un po’ anche te. 

Il Sindaco in lacrime la chiama “dignità”, perché secondo quanto appreso subito dopo il ritrovamento dei corpi, i coniugi, per orgoglio o forse per vergogna, non avrebbero voluto aiuto. Sono 130 e forse più le persone che si sono tolte la vita da gennaio 2012 a oggi per debiti. Un’enormità rispetto al motivo che le ha indotte al suicidio. Il Presidente del Consiglio e i Ministri attualmente in “carica forzata”, come resuscitati dalla Pasqua appena trascorsa, sono ritenuti in gran parte responsabili di questa deriva. E adesso suonano strano queste parole che Monti disse proprio un anno fa: “Per colpa della crisi talvolta le persone si tolgono la vita. Ma senza il lavoro di questi mesi saremmo stati nel baratro del default del debito sovrano”.  Non è colpa della crisi. Queste morti hanno una ragione: mancanza di risorse economiche, mancanza di lavoro, mancanza di speranza nel domani, mancanza di sostegno psicologico, solitudine, eccessivo peso di un fisco che non guarda in faccia a nessuno, o meglio, solo a pochi, generando una inaccettabile diseguaglianza. I suicidi di questo tipo non possono essere considerati fisiologici. Dietro ad ognuno di essi ci sono dei fatti che devono essere analizzati per prevenire. Fatti di vita, parafrasando Gandhi, ai quali la politica non si può sottrarre in una democrazia. Credo che lo Stato non debba sostituirsi alle persone, che devono imparare a camminare a testa alta con le loro gambe, a rialzarsi quando cadono, a cambiare strada quando quella intrapresa è solo un vicolo cieco. Ma “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana..”. E quando questo non avviene e, anzi, è proprio l’azione di quello Stato a contribuire alla creazione di ostacoli, allora forse assassino lo è per davvero. La stasi ci affoga. Bisogna andare avanti con la speranza nel cuore, perché, prendendo le parole da una canzone di Ligabue, “quando smetti di sperare inizi un po’ a morire”. Allora spero che nel giro di pochi giorni si possa avere un governo vero, anche a tempo o di scopo, ma democraticamente eletto, e che cominci a guardare non solo al generale, ma anche ai fatti di vita. Alle persone”.

 

È quanto dichiara Barbara Benedettelli, responsabile del Dipartimento Tutela Vittime della Violenza di Fratelli d’Italia e presidente dell’Associazione “L’Italia Vera”.

Roma, 8 aprile 2013

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