fbpx

Il Gigante e la Bambina li hanno chiamati, e non è difficile capire il perché. Ma Guido Crosetto e Giorgia Meloni, al di là delle differenze fisiche e di genere, sono accomunati da una passione politica sincera e da un grande coraggio. Perché abbandonare la nave del Pdl e mettersi in mare aperto con la barchetta di Fratelli d’Italia, dov’è salito anche Ignazio La Russa, non è una scelta scevra di pericoli. Il fine però è nobile e l’obiettivo limpido. Vale la pena di navigare.

“Lo scopo – chiarisce in questa intervista a Tiscali il più grosso dei due leader – è quello di rappresentare una destra credibile, fatta di persone normali e per bene, oneste, in cui la classe dirigente venga scelta non per estetica o per servilismo ma perchè espressione del territorio e in grado di fare gli interessi dell’elettorato, delle aziende e delle famiglie italiane”.

 

Beh, onorevole Crosetto, sembra un’enunciazione molto bella ma anche impegnativa.
“Sì, già nel Pdl avevamo chiesto una scelta di pulizia che non c’è stata, e certe liste in costruzione dimostrano come siamo rimasti inascoltati. Noi volevamo invece una scelta di rinnovamento, di democrazia e meritocrazia. Ci sono stati poi anche alcuni provvedimenti economici incondivisibili dopo i quali mi sono sentito tradito dal Pdl. Parlo di provvedimenti di Monti e prima ancora di Tremonti. Per questo, alla fine, io e Giorgia siamo andati via facendo una scelta difficile e coraggiosa ma allo stesso tempo dignitosa”.

Avete preso le distanze da Berlusconi, ne avete contestato le scelte e l’etica politica, ma viene spontanea una domada: non rischiate di doverci comunque fare i conti e di ricadere nelle sue grinfie?
“Diciamo che potremo farci i conti ma in modo critico e contrapposto. Noi siamo il centrodestra e lo siamo coerentemente. Siamo per un sistema bipolare e dunque entriamo in una alleanza, ma vogliamo rappresentare l’altro modo di essere centrodestra. Rappresentiamo un’alternativa che Berlusconi non ha mai avuto tra i suoi alleati. Vogliamo cioè dire agli elettori non di sinistra, a quelli che non stanno con il Cavaliere e non sono leghisti: esiste un modo di votare centrodestra senza turarsi il naso”.

Quali sono i punti più caratterizzanti del vostro programma?
“Il primo punto caratterizzante è il limite alla pressione fiscale da inserire in Costituzione. Questo simboleggia tutto, significa prendersi a cuore la sorte delle persone, delle famiglie e delle imprese. Significa delineare chiaramente quello che va fatto oggi nel nostro Paese, una strada contraria a quella terribile imposta invece da Monti e prima da Tremonti, ambedue artefici di una pressione fiscale intollerabile. Vuol dire, in definitiva, possibilità di sopravvivere e di crescere per le piccole medie imprese e per le famiglie italiane”.

Un limite complessivo alla tassazione fiscale, dunque.
“Sì, come avviene in Germania. Non un discorso sull’Imu, sull’Irpef o sull’Ires, ma un recinto costituzionalmente invalicabile che vogliamo mettere a protezione delle famiglie e delle imprese per consentire loro, al di là di chi governa, di vivere e prosperare”.

Avete quantificato questo limite?
“Abbiamo proposto un limite massimo del 40%”.

Ma i soldi per far quanto lei propone da dove si possono tirare fuori?
“Se li tira fuori la Germania, se li tirano fuori gli altri Paesi, vuol dire che si può fare. Serve solo serietà, e sicuramente non si può andare ancora avanti con i tagli lineari, che hanno distrutto la parte buona della spesa pubblica lasciando immutati gli sprechi. Lo si può fare, ancora, uscendo per esempio da certi settori e società che non sono utili per lo Stato, lo si può fare valorizzando il patrimonio immobiliare pubblico e vendendo quello che non serve. Un discorso che molti politici italiani non capiscono”.

Lei si è sempre definito un uomo di destra, un cattolico liberale. Monti invece dice di essere un uomo di centro, come tale ben visto da Bersani che annuncia di volere una intesa con lui anche se prenderà il 51%. Eppure le politiche e le idee del Professore a tanti sembrano proprio di destra. Perché, allora, a lei Monti non piace?
“Non mi piace perché le sue scelte non sono di destra o di sinistra, sono scelte prese con una maggioranza mai avuta da nessuno, con un potere mai viso per nessuno e che, quanto all’interesse dei cittadini, sono risultate sbagliate, anzi distruttive. Non sono state scelte liberali ma scelte decise fuori dal Paese e indipendentemente dalla sua realtà”.

Scelte che non coincidono con l’interesse dell’Italia, dunque?
“Pensiamo al fiscal compact: voglio proprio vedere come riusciremo, stante questo stato di cose, a rimborsare 50 miliardi di euro all’anno. Con questa pressione fiscale, con un automatismo per cui abbiamo perso la nostra sovranità nazionale, come si potrà andare avanti?”

Ora sono in tanti ad essere contrari a questi provvedimenti e ad esprimere forti dubbi sulla loro utilità, ma prima non era così.
“Io posso dire di aver contrastato queste assurdità votando anche contro l’orientamento del mio gruppo in tempi non sospetti, altri dicono ora di essere contrari ma allora votarono a favore”.

Le do atto di questa coerenza. Ma voi sarete dunque una spina nel fianco del Pdl anche se finirete alleati?
“No, noi nasciamo per dire le cose che pensiamo e purtroppo le cose che pensiamo possono dare fastidio a tanti”.

Avete dettato dei criteri per individuare i vostri candidati?
“Vogliamo persone pulite e capaci. In Calabria, per esempio, abbiamo candidato l’ex comandante dei Carabinieri come capolista, una persona che non è un portatore di voti ma un uomo che ha combattuto la ndrangheta, la mafia. Nel nostro statuto poi abbiamo scritto che i condannati in primo grado non si possono candidare, non perché siamo diventati giustizialisti, ma perché pensiamo che in questo momento storico la politica, per guadagnarsi nuovamente la fiducia dei cittadini, debba essere più dura di quanto non sia la stessa legge”.

Cosa pensa di Grillo?
“Ha canalizzato su di sé tutta la protesta ma non ha una proposta”.

E di Ingroia?
“Di Ingroia penso tutto il peggio possibile, ma non mi riferisco alla persona. Un magistrato che ha avuto visibilità grazie alle inchieste particolari che ha condotto non può fondare un partito col proprio nome. Può venire il dubbio che quanto fatto prima l’abbia fatto solo per arrivare a questo punto”.

Sarete disponibili in futuro a votare norme che ritenete giuste anche se vengono proposte dai vostri avversari politici?
“Parla con uno che l’ha fatto tutta la vita. Non ho mai guardato chi proponeva una legge, ho sempre guardato se quella era giusta per il Paese”

Il redditometro serve per combattere l’evasione oltremodo elevata in questo Paese?
“Il redditometro è un’altra stupidaggine che pagheremo nei prossimi mesi con un decremento ulteriore del Pil. Tutto bisogna fare in questo momento tranne che spaventare i consumi”.

E poi, magari, pagheranno sempre gli stessi?
“Esatto, alla fine verranno punite le solite persone, quelle più oneste”.

Problema Lazio: il Pdl dovrebbe appoggiare Storace alle regionali, voi proporrete la Meloni?
“Mi spiace, del Lazio non parlo. E’ l’unica materia delegata totalmente a Giorgia Meloni. Su tutto il resto io e lei decidiamo insieme”.

Fiorello vi ha dato una mano portandovi all’attenzione dei media: è vicino a voi politicamente?
“Diciamo che Fiorello, come tanti altri in questo momento, anche di centrosinistra, ci sta incoraggiando ad andare avanti nella nostra  battaglia, una battaglia di libertà. Io e Giorgia eravamo candidati capolista nel Pdl e potevamo andarcene tranquillamente in vacanza per ritrovarci dopo parlamentari, invece abbiamo iniziato una strada molto difficile, e il nostro principale nemico è proprio – paradossalmente – il Pdl che sta cercando di comprimerci e non farci emergere. Siamo persone che dicono cose scomode, le dicevamo nel Pdl e continuiamo a farlo adesso”.

Ma lei cosa rimprovera di più a Berlusconi? Perché a un certo punto è diventato uno da abbandonare?
“Come uomo gli voglio bene, e gli riconosco di essere il migliore nel fare campagna elettorale. Ma un conto è fare campagna elettorale, un altro governare il Paese. Alla sua sesta volta, a 77 anni, sarebbe stato più giusto contribuire a far nascere un centrodestra capace di andare avanti indipendentemente dalla sua persona. Un grande partito da proporre alla maggioranza degli italiani non può essere il partito di una persona”.

Cosa pensa invece di Fini che ora si è schierato con Monti?
“Chi?? Chi è questo Fini?”

Va bene, va bene. Mi consenta un’ultima considerazione. Lei e la Meloni avete avuto indubiamente del coraggio, ma il cammino che vi attende è sicuramente difficile, come lo è per tutti i piccoli partiti.
“E’ vero, ma per citare Clint Eastwood, ‘se avessimo voluto delle garanzie avremo comprato un tostapane elettrico’”

Condividi

Facebook

NEWSLETTER

Social