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Se la giustizia non funziona, non funzionano: lo Stato, l’Amministrazione, l’economia.

Nella giustizia civile.

Perché ci sia giustizia, non devono essere giuste solo le sentenze ma anche i processi.

Perché un processo troppo caro o troppo lungo nega la domanda di giustizia.

Ciò vuol dire che da una parte va potenziata la produttività della magistratura e dall’altra si deve procedere ad una deflazione del contenzioso giudiziario.

Nella giustizia amministrativa.

I processi sono troppi e troppo costosi. Il danno non è solo per i cittadini, ma anche per le amministrazioni, che rischiano la condanna a spese di giudizio ingenti e che sono sempre esposte al rischio di vedere paralizzata l’azione amministrativa.

Nella giustizia penale.

Perché la legge sia uguale per tutti, l’azione penale deve essere uguale per tutti. È inammissibile che a fronte di uno stesso fatto criminoso, alcuni vengano indagati ed altri no. Alcuni vengano condannati e per altri si giunga alla prescrizione. L’azione penale non può essere promossa secondo criteri discrezionali dei magistrati inconfutabili da chiunque. Perché così lo strumento giudiziario diventa un’arma ad orologeria nelle mani dei singoli magistrati, utilizzabile o meno in base a scelte soggettive.

La certezza della pena e’ un corollario del principio cardine del nostro ordinamento: la certezza del diritto. Chi commette un crimine deve sapere e temere ciò a cui va incontro, chi è vittima di un crimine deve sapere ed essere rassicurato che il colpevole verrà punito. Il quanto, come e quando della pena deve essere conosciuto prima, eliminando l’aleatorietà del sistema. 

La presunzione di innocenza e’ fondamento del nostro sistema. Una giustizia responsabile salvaguarda l’indagato e la sua reputazione prima che sul suo conto venga emessa una sentenza. Le intercettazioni telefoniche non possono essere cronaca di giornale.

Le carceri sovraffollate rappresentano la giustizia più odiosa, quella che nega i diritti dei detenuti. Nonostante il nostro sistema sia fondato sul principio della rieducazione e del reinserimento sociale del condannato, la pena detentiva  – e cioè la meno idonea a perseguire dette finalità – resta la pena principale.

Se la sicurezza personale e dei propri cari non viene garantita, i primi a soffrirne sono proprio i più deboli, quelli che non hanno la scorta o le autoblu, gli impianti di video sorveglianza privati, il garage sotto casa. L’idea sinistra secondo cui la sicurezza sarebbe un capriccio piccolo-borghese, tradisce la gente comune, non i vip.

La giustizia e la sicurezza rappresentano i primi diritti civili che lo Stato deve tutelare, per garantire a ognuno la libertà di poter costruire il proprio futuro al riparo da coloro che ne minacciano l’esistenza. 

Le scelte:

  • Nel civile
    Per diminuire il carico dei Tribunali vanno premiati i Tribunali con prassi virtuose, e incentivate fortemente forme alternative di risoluzione delle controversie grazie al pieno coinvolgimento di tutti gli operatori della Giustizia (avvocati, magistrati onorari e di ruolo, soggetti garanti dei diritti del cittadino). 
  • Nell’amministrativo
    Il contenzioso amministrativo va prevenuto aumentando e garantendo le forme di partecipazione dei privati ai procedimenti amministrativi e incentivando il ricorso agli accordi. Il contraddittorio deve essere anticipato in sede procedimentale, la concertazione equa e trasparente deve essere un modulo dell’agire pubblico. La conciliazione non è strumento auspicabile solo nei rapporti tra privati ma anche in quelli con la pubblica amministrazione.
  • Nel penale
    L’obbligatorietà dell’azione penale non trova riscontri nella realtà quotidiana della nostra giustizia. Dove si verificano incongruenze decisive tra uguali cittadini e uguali fattispecie. Tanto vale ragionare di indirizzi generali, secondo le emergenze del momento, promossi annualmente dal Parlamento nazionale. La stessa azione penale deve essere riequilibrata limitando i margini di discrezionalità posti in capo ai magistrati. Sia i tempi sia i criteri di valutazione delle azioni penali da portare avanti devono essere oggetto di valutazione permanente da parte di soggetti terzi ed imparziali. Introdurre il “ tribunale della famiglia”: impegno concreto affinché prosegua l’iter del ddl che prevede la creazione di sezioni specializzate sul diritto di famiglia all’interno dei tribunali ordinari.
  • Le carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti devono essere separate. Deve essere aumentato e reso più trasparente il sistema di controllo sull’operatività dei magistrati. I quali devono poter rispondere in sede civile dei propri illeciti comportamenti, secondo quanto già stabilito per via referendaria dai cittadini italiani.
  • Il sistema del calcolo della pena e i calmieratori della sua effettività vanno semplificati e destrutturati. Bisogna ridisegnare il sistema affinché  ciò che accade sia ciò che ti aspetti.
  • Le pene alternative alla detenzione devono essere la regola e non l’eccezione. Va formato il personale affinché accompagni i condannati. La formazione e il lavoro devono essere al centro del processo di pena e di riabilitazione dei condannati.
  • La segretezza istruttoria deve essere preservata con responsabilità diretta della magistratura.
  • Le forze dell’ordine devono essere incrementate negli uomini e migliorate nella tecnologia dei mezzi utilizzati per lo svolgimento del loro prezioso lavoro sul territorio.
  • La videosorveglianza pubblica deve essere migliorata e integrata con quella privata. E posta sotto controllo quotidiano da parte di appositi uffici operativi sotto il comando delle polizie municipali e provinciali.
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