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La crescita economica è la condizione necessaria per ridurre la disoccupazione. Quando le aziende chiudono, non c’è forma del mercato del lavoro che possa tutelare l’occupazione.

Per decenni si è trattato il tema del lavoro quasi fosse indipendente dalle dinamiche economiche e dalla globalizzazione. Il mancato adeguamento del mercato del lavoro alle nuove esigenze dell’economia mondiale ha fatto si che fosse reputato tollerabile piegare i contratti atipici, nati per esigenze di altro tipo, alle esigenze di flessibilità del sistema economico. Gli “atipici” sono così diventati lavoratori di serie B, sprovvisti delle garanzie dei lavoratori “classici”, ma indispensabili alla tenuta della nostra economia.  Con questo trucco il sistema ha continuato a funzionare, almeno in apparenza, finché la crisi economica non ne ha messo a nudo tutti i limiti.

La grande sfida che ci attende è eliminare le differenze di trattamento che esistono tra lavoratori, per far in modo che le esigenze di flessibilità richieste dall’economia, siano equamente suddivise tra tutti. E’ tempo che il nostro popolo riscopra la solidarietà che gli è propria e torni ad agire come una vera comunità nazionale che protegge e tutela tutti i cittadini, senza ingiustificate differenziazioni.  

L’altra grande sfida è riuscire a correggere il disallineamento esistente tra domanda e offerta, tra percorso formativo intrapreso da molti giovani e reali conoscenze richieste dalle aziende.

La scelte:

  • Riduzione del cuneo fiscale nei primi anni di assunzione di un nuovo lavoratore.
  • Rafforzamento dell’apprendistato come transizione tra formazione e lavoro e come strumento di accesso al mondo del lavoro.
  • Conclusione della riforma del lavoro secondo il principio dei pari diritti di tutti i lavoratori. Riforma che si ispiri al Contratto Unico per tutti, un sistema che preveda un grado di tutela crescente con l’anzianità di servizio in una determinata azienda, con maggiore flessibilità nei primi anni e un discreto grado di rigidità negli anni successivi.
  • Incentivazione a forme di partecipazione agli utili da parte dei lavoratori.
  • Sistema unico di ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori e rafforzamento delle politiche attive.
  • Valorizzazione dei lavori tradizionali e dei lavori manuali, soprattutto dell’artigianato di qualità. 
  • Introduzione dell’orientamento al lavoro e dell’educazione all’imprenditorialità nelle materie scolastiche di ogni istituto secondario. Miglioramento degli strumenti di collegamento tra scuola, università e mondo del lavoro.
  • Apertura ed incentivazione al ricorso della contrattazione aziendale, di distretto o territorio per dare risposte puntuali e meno vincolate alla visione centralizzante del conservatorismo sindacale.
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