Il privilegio è il primo nemico del merito, perché scaturisce da rendite di posizione e non dalla qualità del lavoro. E’ il primo e più odioso fattore che mortifica l’iniziativa privata. Soprattutto nella pubblica amministrazione, dove al dovere del servizio si somma il mandato morale di lavorare per il bene comune.
Oggi in Italia chi si mette in gioco è costretto a disputare una partita truccata da chi difende vecchi privilegi falsamente ribattezzati “diritti acquisiti”. Che questo accada fino ai più alti livelli della macchina pubblica non possiamo più tollerarlo.
Occorre colpire la cupola dei privilegiati, i boiardi di stato, i super-manager, gli anacronistici burocrati che nessuna riforma è mai riuscita a scalfire. Non ci si risanerà il bilancio dello Stato, ma si fonderà il vivere comune su un principio di equità ormai rarefatto.
Le scelte:
- Introduzione di rigorosi criteri di merito per l’accesso alle cariche amministrative, ancor più stringenti man mano che sale il livello di responsabilità nei confronti dello Stato. Creazione di una nuova Scuola di Pubblica Amministrazione, fatta di eccellenze e integrata con i parametri europei.
- Applicazione del tetto ai compensi pubblici.
- Revoca delle pensioni d’oro, retaggio della prima Repubblica, pagate con i soldi pubblici. Non ci possono essere più privilegi che resistono nella rivoluzione sociale in atto. Oltre una determinata soglia devono essere calcolate col metodo contributivo.
- Revoca dei vitalizi d’oro, maturati dopo pochi anni di servizio e cumulabili gli uni agli altri senza alcun limite né criterio. Siano calcolati tutti con il metodo contributivo.
- Stop ai bonus in busta paga ottenuti per anzianità e non per merito.
- Abolizione degli sprechi proliferati negli anni e non più sostenibili: sedi di rappresentanza degli enti locali fuori dai propri confini, auto blu per tutto il comparto pubblico, a cominciare da politici, dirigenti e funzionari, spese di rappresentanza fuori misura, sovrapposizione di attività tra enti pubblici.