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Apparteniamo all’Italia e siamo europeisti, perché crediamo nell’Europa dei popoli, ma non in quella della finanza e delle oligarchie.

Vogliamo difendere la conquista di una moneta unica, ma vogliamo che sia la moneta dei popoli europei e non lo strumento di potere delle banche. L’euro agisce come amplificatore delle disfunzioni degli Stati nazionali, rendendo impellenti le misure di risanamento che per troppi anni sono state rimandate a “tempi migliori”. Oggi l’euro sta diffondendo la consapevolezza delle politiche irresponsabili che hanno causato l’attuale debito degli Stati sovrani.  Non possiamo sottrarci a queste responsabilità, ma contestiamo la strada che Bce e Ue percorrono, quella della “recessione perpetua”, dell’austerità, della pressione fiscale senza politiche per la crescita.

 

Crediamo nella sovranità popolare come fondamento della lealtà nazionale e di un giusto e condiviso rapporto tra Stato e persona.

Crediamo che la volontà popolare debba essere rispettata a ogni livello e che non possa essere mortificata da decisioni prese al di fuori del processo democratico. 

Per abbattere la distanza che esiste tra volontà popolare e Governo, occorre restituire ai cittadini la facoltà di scegliere direttamente i propri rappresentanti istituzionali.

In una nazione che deve ritrovare sovranità e democrazia, per poter ripartire sulla strada dello sviluppo serve un diverso ordinamento, un assetto capace di coniugare efficienza e risparmio.

Le scelte:

  • L’Europa va restituita ai suoi popoli con il passaggio dall’Europa economica a quella politica e la conseguente elezione diretta del presidente della Commissione, colmando il deficit di democrazia e popolarità.  La condivisione di sovranità ha un senso se accompagnata a questo processo.
  • Trasformazione della Banca centrale europea in prestatore di ultima istanza per proteggere l’euro dagli attacchi speculativi, mantenendo la sua indipendenza funzionale e coordinandosi con le altre istituzioni rappresentative.
  • Apertura di una fase costituente per modernizzare le istituzioni italiane con una più moderna ed efficiente Costituzione.
  • Passaggio non più rimandabile a una Repubblica presidenziale, con elezione diretta del Presidente della Repubblica e rafforzamento dei poteri dell’esecutivo. 
  • Eliminazione del “bicameralismo perfetto”: una sola camera legislativa e un Senato delle regioni e delle autonomie locali.
  • Dimezzamento del numero di parlamentari.
  • Equiparazione in Costituzione dell’elettorato attivo e passivo per le elezioni di Camera e Senato, eliminazione di ogni altro vincolo di età per ricoprire incarichi istituzionali, a partire da quello di Presidente della Repubblica.
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